Dettagli Recensione
Quasi una teoria della razza.
É Raskoln’ikov stesso a illustrare le proprie riflessioni al sospettoso giudice istruttore Petrovi?: si tratta di una legge naturale della cui esistenza non dobbiamo dubitare, benché non sia stata ancora dimostrata biologicamente. Gli uomini, secondo il tormentato ex-studente di legge, si dividono, per natura, in due categorie: una inferiore, che è quella degli uomini ordinari che serve unicamente a procreare altri individui simili, e un’altra che è quella degli uomini veri e propri, i quali, cioè, hanno il dono o il talento di dire, in seno al loro ambiente, una parola nuova. I tratti caratteristici delle due categorie sono abbastanza netti: la prima categoria è composta, in linea di massima, da persone conservatrici che vivono nell’obbedienza. Quelli della seconda categoria, invece, violano tutti la legge, sono dei distruttori.
Questo pensiero, a ben vedere, non ha in sé niente di particolarmente sovversivo o originale; l’originalità sta nel fatto che Raskol’nikov, seguendo coerentemente il proprio ragionamento, arriva a risolvere secondo coscienza la “questione del sangue”. I delitti di questi uomini straordinari sono assai disparati, trattandosi di disobbedienti: per lo più, essi chiedono la distruzione del presente in nome di qualcosa di meglio. Se a uno di loro occorre, per realizzare la propria idea, passare sopra il sangue, sopra un cadavere, secondo Raskol’nikov egli può permettersi, in coscienza, di farlo.
Tuttavia, non c’è da preoccuparsi che venga sovvertito l’ordine sociale: l’incidenza del “diritto a delinquere” è minima, se si considera che l’enorme massa degli uomini (“il materiale”) esiste per arrivare a mettere al mondo questi grandi geni, coronamento dell’umanità, con una proporzione approssimativa di uno su migliaia di milioni di uomini.
Ed ecco che Petrovi? muove un’osservazione fondamentale: cosa potrebbe accadere se si verificasse qualche confusione e un individuo di una categoria immaginasse di appartenere a un’altra? “Oh, ma questo accade spessissimo!”, risponde Raskol’nikov, e noi con lui. Molti uomini “ordinari”, infatti, per un capriccio di natura, credono d’essere uomini d’avanguardia, “distruttori”. Per contro, molto sovente non si accorgono degli “uomini nuovi”, dei geni, e perfino li disprezzano.
Lo stesso Raskolnikov, fascinato dalla figura di Napoleone, sarà vittima di questa capricciosità di natura: dopo un’iniziale esaltazione del sé e una sorta di ebbrezza che porterà al delitto, giungerà il tormento e la piena consapevolezza del proprio errore, insieme a una necessità di espiazione.