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SE MUORI...COME POTRO' IO VIVERE?
LE PAROLE... GRIDATE ... SUSSURRATE...DETTE...NON DETTE... DEL DOLORE.
Perdere una persona cara nel corso di una vita...a qualcuno capita...e una delle peggiori perdite sicuramente è quella di un figlio...
In questi casi ci sono delle parole giuste che si possono dire?
Difficile rispondere a questa domanda, molto difficile...forse ognuno ha le proprie...forse le parole non esistono: ecco il mio pensiero prima di leggere questo libro.
Qui troviamo "il dolore" che cerca in modo struggente delle parole, come valvola di sfogo.
Attratta quasi in modo misterioso dalla copertina e dal titolo, ho iniziato il racconto; da subito mi sono accorta che stavo leggendo il libro più strano e folle che avessi mai letto...inizialmente ho pensavo di lasciare stare...poi, essendo consapevole che si trattava della disperazione che aveva indotto lo scrittore a scriverlo, ho insistito nella lettura e con un rispettoso e assoluto silenzio ho ascoltato questo straziante sentimento che tentava di trovare le parole giuste... messaggi da accogliere , ricevere ... cercare di capire.
I vari personaggi che parlano nel racconto sono accomunati dallo stesso strazio : la morte di un figlio.
Ognuno a suo modo cerca di rielaborare l'accaduto,ma è difficile...ce la faranno?
Si può accettare una simile perdita? Si può continuare a vivere ed è lecito poterlo fare tornando all'amore e nuovamente alla vita?
Si assiste all'apnea dei sentimenti : silenzi invalicabili, rabbia, incredulità, emozioni ribaltate e sconvolte, pianti, respiri affannosi, nostalgie, rimpianti, strette al cuore e tanti sospiri ... anche nel sonno.
Come si può riuscire a dire : "Mio figlio è morto"? Come si può far vincere la morte ?
Ricordi belli ma dolorosi : è possibile riuscire a separare i ricordi dal dolore?
E ciascuno delle varie persone toccate da questa tragedia, trova un suo modo: chi si isola dal mondo, chi evade dal proprio ambiente, chi non trova pace, chi sproloquia, chi scrive...ma quanto è difficile trovare le parole!...Forse il silenzio sarebbe la cosa migliore...ma riuscire a condividere scrivendo può far bene, può essere un sollievo per l'anima e per chi vive ancora...arrivando finalmente a capire che "la morte non è morta"!
Ho sentito sulla pelle e dentro me, nel cuore e nella mente, il grande dolore che lo scrittore voleva trasmettere...Devo essere sincera: alcune frasi mi sono state chiare, molte altre no e allora ho cercato di leggerle con l'anima. Ho immaginato di aver provato io una simile sfortuna...ma non credo sia possibile riuscire ad immedesimarsi del tutto...No, penso che solo chi vive in prima persona può veramente capire nel suo intimo l'assurdo vuoto...l'incredibile stato in cui ci si possa sentire.Ecco perchè ho deciso di accettare tutto quello che mi veniva proposto senza dare alcun giudizio...solo con rispetto.
Sapevo che stavo leggendo l'estremo tentativo di una persona che cercava di esternare il suo dolore...e con altrettanto dolore in qualche modo ci è riuscito...ma io sono convinta che solo una gran fede potrebbe essere l'aiuto più grande in queste occasioni, oltre che una gran forza fisica e mentale...
Durante la narrazione mi è venuto spontaneo pensare ad alcune persone che conosco alle quali è morto il figlio: una è rimasta con un tic nervoso provocato dallo choc subito; un'altra non è più riuscita a vivere, pur avendo altri figli perchè caduta in una distruttiva depressione...una coppia continua a vivere con l'aiuto di una gran fede ed un ribaltamento di valori e priorità di vita.
Un libro struggente...particolare e tanto triste, che però tocca nel profondo... sicuramente non per tutti...
Pia
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Commenti
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Non sapevo che questo romanzo toccasse un tema così doloroso e davvero complesso da analizzare!
Vicino a me conosco persone che hanno vissuto tali drammi e ne leggo ogni giorno un segno indelebile negli occhi, eppure ognuno di loro ha reagito in maniera diversa come è naturale che sia...
Grazie per la segnalazione Pia!
Credo che non lo leggerò
@Silvia: non mi sarei mai aspettata una lettura simile...sono rimasta spiazzata!
@Calzina: si , hai ragione in tutto.
@ Maria : ti posso capire...
grazie a tutte, Pia.
Ho visto persone riuscire a ridere pochi giorni dopo la morte di un flglio adolescente,ne ho viste altre smettere di vivere.Ho visto genitori continuare a parlare senza sosta del figlio perduto e da altri non ho mai più sentito pronunciare nemmeno il nome. Ognuno si "difende"da questo dolore inimmaginabile come può ma soprattutto come vuole e tu,sensibile come sempre,hai centrato il punto:nessun giudizio.
Il dolore degli altri deve essere solo accolto.Non amo Grossman ma credo che leggerò questo libro.
Mi fa tanto piacere cara Alessandra che lo leggerai...davvero, amerò potermi confrontare con te, qualunque sarà la tua opinione...grazie a te e a ...tutti !
Pia
Non dirlo neppure per scherzo che c'è qualcosa in te che non va...dimostri una sensibilità, attenzione ed empatia davvero invidiabili...spero che la vita ti mantenga così come sei...
Un forte abbraccio!
P.S. : sai che ultimamente sto inserendo recensioni di libri "commoventi"...forse è bene che cambi un po' :D...
Grazie Eva!
Pia
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