Dettagli Recensione
Sà cos'è una religione, Martìn, amico mio?
Ci ritroviamo nuovamente in quella Barcellona cupa e nebbiosa assaporata con “L’ombra del vento”, e non è cambiata moltissimo. Ambientazioni oscure e fredde, pioggia e neve, mistero e amore.
Credevo fosse difficile abbandonare il legame stretto con Daniel Sempere e Fermin, per tuffarmi in una nuova avventura vissuta nella stessa città; invece Zafon riesce a creare una nuova sceneggiatura degna di nota. Non è paragonabile a “L’ombra del vento” semplicemente perché è un altro libro, diverso, complicato, intrecciato ma soprattutto bello e coinvolgente.
Una storia vissuta con molta intensità ci accompagnerà, con il nostro amico Martin, attraverso un mondo cinico e misterioso, dove i vari colpi di scena ci lasceranno senza fiato e con i brividi. Non manca un pizzico di horror e qualche storia d’amore, che ci toccherà nel profondo, perché è impossibile non vivere un romanzo di Zafon con un legame particolare con i personaggi creati.
Il finale potrebbe lasciare un po’ l’amaro in bocca, ma tutto lascia intendere che proseguirà ne “Il prigioniero del cielo”.
Ciao Martìn, amico mio…