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Sotto la pelle sottile della normalità.
Incudine e martello, dentro e fuori. I due protagonisti Nailles e Hammer sono l'uno di fronte all'altro come in uno specchio. Nailles rappresenta la normalità che copre il pozzo nero dell'inquietudine e Hammer rappresenta la follia manifesta: ma in fondo i due protagonisti sono fin troppo simili e vicini. Nailles ama moglie e figlio, è un uomo buono ma ha bisogno di un aiuto (chimico, cioè alcol e droga) per tirare avanti, per sopportare la sua vita ripetitiva, il treno che prende ogni mattina alla stessa ora, e ogni sera di ritorno, il suo lavoro (inutile) nel marketing di un noto collutorio, la malattia del figlio. (Come non pensare alla vita di Cheever e ai suoi problemi con l'alcool?)Hammer è stato abbandonato dai genitori fin da piccolo. Dalla madre Hammer prende, unica eredità, l'idea balorda di inchiodare qualcuno al portone della chiesa di un posto come Bullet Park. A un certo momento, senza apparente motivo, Hammer decide di sacrificare all'altare della chiesa di Bullet Park il figlio del povero Nailles. Il finale è mozza fiato.
Cheever rappresenta benissimo l'inquietudine della società americana, la follia che è nascosta sotto ogni parvenza di normalità e che non è mai troppo lontana dalla normalità.
Interessante la figura del santone che cura Tony, il figlio di Nailles, santo non grazie alla sua fede in Dio ma al suo rapporto equilibrato e d'amore con il mondo, rapporto che non passa attraverso il denaro e il possesso. In un certo senso danaro e possessi sono identificati come il veleno sociale, ammorbante ogni cosa fino a minacciare la salute mentale e l'equilibrio di ogni personaggio. I valori più sacri, la famiglia, l'amore per i figli non bastano a tirare avanti, schiacciati dal peso delle cose e dell'apparire. Fin dalle prime righe ci viene presentato il protagonista alla ricerca di una casa e la casa è nel romanzo un simbolo oscuro e minaccioso, vera proprietaria dei suoi proprietari sui quali pone un'etichetta sociale strappando loro il diritto a un'anima cioè a una vita interiore. La casa sancisce la supremazia dell'esteriorità sull'interiorità. La casa sembra avere un peso sulla malattia di Toni, sulla stanchezza di Nailles e ha un peso anche sulla malattia di Hammer (il colore delle pareti).
Il libro è inquietante e fa riflettere su come la società snaturi l'uomo allontanandolo dagli affetti moralmente e materialmente cioè imponendogli ritmi, cadenze, doveri rituali cui non può sottrarsi, non così diversi dal rituale folle che Hammer vorrebbe nella sua pazzia imporre a Tony. L'uomo è in fondo veramente inchiodato all'altare della società moderna dove Dio tace proprio come Hammer vorrebbe inchiodare Tony all'altare della chiesa, vittima sacrificale e simbolica della società-tipo di Bullet Park.
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