Dettagli Recensione
La fiera delle opinioni
Una folgore. Un fulmine a ciel sereno come non mi capitava da tempo. Ma, soprattutto, un impossibile, insperato incontro tra due realtà narrative che avevo amato separatamente e che in questo libro si fondono in un connubio, a parer mio, totalmente vincente. Se in Marai, ne “La donna giusta”, avevo apprezzato la tecnica del racconto narrato dai diversi, e separati, punti di vista dei personaggi, se in tutti i romanzi di Franzen ho amato un linguaggio denso, fluido e ipnotico, in questo caso li trovo accomunati in un lavoro potente, impietoso e chiarificante.
Christos Tsiolkas punta su un cavallo vincente, sebbene sottovalutato. La propria realtà. Non mira all’esplorazione di mondi lontani, non cerca ambientazioni esotiche, ricercate e lontane dal proprio mondo. Non ha bisogno di questo pepe per condire il proprio romanzo. Sembra limitarsi a raccontare una vicenda che riguarda da vicino la condizione sociale in cui egli stesso si ritrova. La condizione che lo vede appartenere a una generazione figlia di immigrati greci stabilitisi in Australia. Ed è proprio in questo ambito che egli si muove, srotolando il proprio filo narrativo su un percorso che in numerose occasioni apre le porte a tematiche di multiculturalità, cosmopolitismo e integrazione. Se non è quindi possibile accordare la lode canonica allo scrittore che inventa di sana pianta, o tramite accurate ricerche, un contesto lontano dal proprio, è possibile, e necessario, il riconoscimento a Tsiolkas per aver imbastito una trama fitta ed eloquente con elementi di contorno apparentemente nulli o privi di interesse intrinseco.
L’atomo primordiale che genera il romanzo in tutte le sue parti è un avvenimento apparentemente irrilevante che coinvolge e stringe nelle proprie spire tutti i personaggi. Uno schiaffo, nientemeno. Un sonoro schiaffone che Hugo, bambinello pestifero e ineducato dell’età di quattro anni, si vede rifilare da un adulto. E questo adulto è Harry, uno dei numerosi invitati al barbecue che ha luogo a casa di amici comuni, Hector e la moglie Aisha, in un normalissimo pomeriggio australiano di fine estate. Un barbecue che funge da ritrovo per una grande quantità di persone che gravitano attorno alla ufficiosa comunità greca, anch’essa aperta a molteplici relazioni multiculturali.
Questo schiaffo diventa la lama intellettuale, l’affilatissima discriminante che squarcia profondamente il velo di mite accordo sociale tra i numerosi amici, conoscenti e parenti presenti. Le opinioni, mute, sussurrate o urlate si spaccano e illuminano a giorno le personalità e le opinioni di Harry, Sammi, Hector, Aisha, Anouk, Bilal, Connie, Richie, ma, soprattutto, dei genitori del bambino in questione, Gary e Rosie. Incapaci di un qualsiasi genere di perdono e di ragionevole trattativa verbale, saranno proprio loro a innescare la bomba legale che minerà, tout court, i rapporti con il loro contesto vitale. Fazioni si formano e si disgregano, si raccontano alla luce di un crepaccio ideologico che denuda le debolezze e le ipocrisie morali. Ogni personaggio, in uno stralcio di vita narra se stesso con la voce di Tsiolkas. E proprio grazie a questa versatilissima tecnica narrativa si toccano punti limite, utili alla comprensione più varia del vivere contemporaneo. Se con i tanti personaggi di mezza età indaghiamo le crisi e le rinascite del matrimonio, con Connie e Richie, adolescenti, entriamo nel mondo più attuale della giovane generazione, con le proprie trasgressioni, le proprie maschere e i primi amori destabilizzanti.
Siamo di fronte a un romanzo fluido, che scorre come un fiume, che non ci affatica. Che ci presenta una immane complessità in una forma al massimo della godibilità. E’ una di quelle opere di discreta levatura che lascia un segno a tutti quelli pronti ad essere graffiati dalle piccole verità, così triviali, dissacranti e innegabilmente umane, che compongono le nostre opinioni. Su cosa è giusto e sbagliato, su cosa è “accettabile” e su cosa non lo è, su quello che dovremmo o non dovremmo condannare. Una riflessione lucida sul limbo che separa il morally correct dalla nostra visione del comportamento civile.
Christos Tsiolkas si rivela definitivamente, alla stregua dei più grandi cantastorie del nostro tempo, una penna acuta e abilissima che merita di essere approfondita dagli estimatori del genere.
Spassionatamente, leggetelo.
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