Dettagli Recensione
God save the Queen!
“Talvolta non conosciamo fino in fondo la nostra natura. Non sappiamo bene chi siamo finchè non sopravviene una nuova circostanza a rivelarcelo.”
Ebbene il nostro eroe, che ci accompagnerà per tutta la durata della lettura, avrà molte occasioni per capire la sua natura e tante occasioni per rigettarla.
Ma alla fine avrà imparato qualcosa? Ha trovato almeno una circostanza che glielo abbia svelato? O ne ha trovate tante fino a farlo fossilizzare nella sua natura di uomo perennemente legato al suo stato di uomo normale?
…
Questa è la storia di Thomas Foley.
La città di Bruxelles viene spesso focalizzata con l’immagine dell’Atomium, quella grande struttura futuristica d’acciaio che sovrasta la periferia della capitale belga e il Belgio ricorda il 1958 come l’anno della prima fiera internazionale del secondo dopoguerra, esattamente l’”Exposition Universelle et Internationale de Bruxelles 1958”. Gli stati europei si ritrovano tutti assieme appassionatamente con tanta voglia di rinascita, di fare e creare. Dopo tanti anni di combattimenti l’America e l’Unione Sovietica sono fianco a fianco ma con riserva, infatti erano più le spie che mettevano il naso negli affari degli avversari che i visitatori della fiera.
L’invito è arrivato anche a sua maestà la Regina d’Inghilterra e il compito di espletare molte funzioni per l’allestimento è toccato alla società COI (central office of information) di Baker street, dove lavora il nostro versatile protagonista Thomas Foley, un giovane uomo sposato, padre di una piccola bambina, legato alla mamma vedova da tempo, insomma un ragazzo tranquillo che accetta di assolvere l’incarico di supervisore del pub Britannia che sarà un po’ il simbolo ricreativo del padiglione rappresentativo dell’Inghilterra.
Thomas aderisce al progetto dell’Expo 58 e si trasferisce da solo a Bruxelles, a questo punto Coe pone tutte le condizioni essenziali che spingeranno a far cambiare il suo uomo. Thomas, che veniva etichettato come Gandhi dai suoi colleghi per il suo silenzio, Gary Cooper dalle sue segretarie, Dirk Bogarde per la somiglianza degli occhi, finirà nel corso di quei mesi a trovarsi spesso davanti a un bivio, davanti a scelte che in realtà esalteranno i suoi punti deboli, legate alle sue effettive inclinazioni di “uomo per bene”, il classico tipo affidabile e senza pretese. Insomma alla fine emerge che Thomas, uomo tranquillo come ci aveva fatto credere, non lo era proprio.
Tutto ha avuto un prezzo e Thomas paga lo scotto di quegli anni per tutta la vita, ormai ultraottantenne ricorda quegli anni quasi ovattati e fatui e scoprirà altre realtà che finora gli erano ignote quando ormai era troppo tardi.
Ma Thomas si sa, non ci arriva subito a capire, arriva sempre dopo.
Era già tanto che il nostro Thomas riuscisse a focalizzare di essere al centro di un vero e proprio intrigo di spionaggio, fino a quando non ci scappa il morto.
Solo una cosa era certa, la sua debolezza verso l’hostess Annike, che gli fa assaporare momenti di indimenticabile fugace felicità.
Ma tutto è etereo e incredibilmente onirico, l’Expo 58 è un convivio di stati che s’incontrano ma è anche una beffa, un surrogato di fandonie che mira a mettere in mostra il b-side di una fetta di mondo che tutela la propria nazionalità e non accetta condivisioni.
L’euro è ancora un’utopia, il Britannia un finto pub , tutto è falso, gli ambienti appositamente creati in una terra straniera mantengono le distanze e tutelano coi denti la propria identità.
Anche i dialoghi continui di tanti uomini così diversi e di altrettante donne che proiettano l’immagine della donna europea del futuro, mescolano sentimenti e idee tra realtà e finzione.
Difficile capire dove stava la verità e dove la finzione, ma erano tutte spie al soldo dei vari paesi o qualcosa si poteva salvare?
Thomas diviene un uomo sempre più confuso, debole e frustrato, pensa sempre alla moglie Sylvie e all’idea che il loro sia un matrimonio ormai incrinato, arriverà alla soglia degli ottant’anni e ancora si chiederà se ha sbagliato qualcosa e dove ha bruciato le sue tappe
Come sempre Coe è molto piacevole da leggere e sicuramente interessante per la sua creatività a ideare personaggi che fanno emergere il bisogno di ricercare la felicità e l’identità. I fan di Coe che hanno amato “La banda dei brocchi”, “La casa del sonno” e “La famiglia Winshaw” magari storceranno il naso per la lentezza e per la scarso slancio tipico del “primo” Coe.”
Personalmente l’ho trovato un po’ poco travolgente all’inizio, però dopo la prima parte riesce a coinvolgere e a divertire in perfetto humor british, appare davvero brillante l’idea di far rivivere l’Expo del 1958 così vivido di personaggi strani e stereotipati e infarcire profonde riflessioni sociali sui rapporti tra gli europei, non tralasciando la vena romantica, il tutto viene raccontato con uno stile impeccabile e poi quel finale a sorpresa che ti spiazza e ti lascia un sottile senso di nostalgia.
"Era reale, immaginata o ricordata? Talvolta, di questi tempi, poteva essere difficile capire la differenza."
Intanto a me questa lettura ha fatto venire voglia di andare a Londra, bere una pinta di birra e mangiare fish & chips aspettando il te delle cinque.
Commenti
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@Marcella!!
Of course....ti aspetto allora :)))
@Bruno
:P
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