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La chimica delle lacrime
 
La chimica delle lacrime 2013-09-17 03:12:04 Bruno Elpis
Voto medio 
 
1.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
1.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    17 Settembre, 2013
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Anatra o cigno?

Peter Carey è autore che ha vinto ben due volte il Booker Prize. Conseguenza ovvia di questa circostanza: avvicinarsi al suo romanzo con aspettative alte.
La storia de “La chimica delle lacrime” è la storia di due dolori paralleli. Quello di Catherine, nostra contemporanea; quello di Henry, vissuto nell’ottocento. Ciascuno dei due protagonisti – a ritmo alterno – dà il nome ai capitoli. I due dolori, sembra dire l’autore, sono come le rette parallele e si incontrano all’infinito. In capitoli che recano il nome di entrambi.

Il dolore di Catherine

Catherine Gehrih è sovrintendente al Museo Swinburne. Scopre che il proprio amante è morto. Annega nel dolore (“Chiudo le finestre in modo che nessuno possa sentirmi piangere”), che vanamente cerca di sedare in modo artificiale.
“Trovo il Lorazepam e ne mastico uno.”
“Apro la bottiglia del cognac e ne bevo un sorso direttamente dalla bottiglia.”
Non bastassero farmaci e alcol, la vediamo consumare cocaina con Eric Croft, il curatore capo del reparto Orologeria del Museo: l’unica persona al corrente della relazione clandestina.

Il dolore di Henry

Innanzitutto è il dolore per la malattia del figlioletto. Ed è anche quello per il fallimento del suo matrimonio. Per contrastare questo dolore decide di realizzare un sogno unico (“Quando il mio bimbetto vide il progetto della ingegnosa papera di Monsieur Vaucanson scoppiò in un grido di gioia”): far realizzare un orologio-anatra secondo il progetto dell’inventore Vaucanson. Per questo intraprende un viaggio surreale in Germania: a Karlsruhe, ove un’improbabile congerie di personaggi gli promette la realizzazione del progetto: “La porteremo a Furtwagen e là verrà costruita l’anatra come lei desidera.”
“… Mi lascio catapultare nella Foresta Nera, un luogo del quale avevo sentito parlare solo dai fratelli Crudeli”.
Così Henry spende tutti i suoi quattrini: “Ma il mio bambino in fondo è il patrimonio più importante della famiglia.”
“Nessun altro bambino in Inghilterra avrà un oggetto come questo, nessun bambino al mondo.”

Il punto d’incontro dei dolori

Avviene nella fase di restauro.
“Informo quindi l’uomo che osava stare vicino alla tomba del mio amore che l’automaton è irrecuperabilmente incompleto…”
Mentre Catherine rilegge i quaderni di Henry (“Infilo i quaderni di Brandling nella nuova borsa”) e si dibatte nel proprio personale dolore.
“Non posso dubitare della sincera intenzione di Henry Brandling di mantenere la promessa che aveva fatto al figlio… Credeva davvero che sua moglie si sarebbe di nuovo innamorata di lui? O stava forse costruendo, senza saperlo, un folle monumento al dolore, una specie di Taj Mahal sotto forma di orologio? O quella sono forse io?”

Il punto d’incontro del dolore è rappresentato dall’anatra (“il Sacro Graal dell’orologeria”), anzi no: dal cigno: “la creatura ‘non morta’ era e sarebbe sempre stata un maestoso cigno”.
Quando finalmente viene restaurato, rimesso in funzione ed esposto: “Henry, il tuo cigno d’argento è magnifico e spietato… Restiamo sbigottiti, nonostante le centinaia di ore in cui abbiamo lavorato ci rendiamo conto che per noi il cigno è ancora sconosciuto, straordinario, sinuoso, flessuoso, plastico, tortuoso, arcuato, aggraziato.”

La mia valutazione

Il romanzo ha alcune idee interessanti e inconsuete.
La narrazione è surreale, a tratti incomprensibile nelle connessioni in modo addirittura irritante.
E non pensiate che il tema venga sviluppato sulla base di romanticherie tipo carillon o filosofeggiando sul tempo, come alcune frasi lascerebbero sospettare: “Per tutta la vita mi sono lasciata stupidamente sedurre dal ticchettio degli orologi senza mai prestare ascolto all’orrore che nascondeva”.
Il tecnicismo è spinto: si parla di camme, ingranaggi e flange…
Il titolo, il titolo sta tutto nella complessità del dolore: “Le lacrime prodotte dalle emozioni sono chimicamente diverse da quelle di cui abbiamo bisogno per la lubrificazione della cornea. Così … i miei piccoli svergognati tessuti ora contengono un ormone … dell’appagamento sessuale, un altro che riduce lo stress e, infine, un analgesico naturale molto potente.”
In definitiva le mie aspettative sono state tradite. Anche se la lettura di un libro quasi mai risulta inutile.

Bruno Elpis

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Commenti

7 risultati - visualizzati 1 - 7
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C.U.B.
17 Settembre, 2013
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Un successone per la Qcritica...
:-)
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gracy
17 Settembre, 2013
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Un libro sfigato che mi ha intrigato,messo in wish list :D
@ Cub: li dessero in mano a noi lettori, una buona volta, questi premi letterari! :-)

@ Gracy: ma tu hai circuiti che assomigliano ai miei! Per lo stesso motivo io l'ho messo in programmazione, dopo il giudizio tranchant dell'amica Marika. Ti pentirai, Gracy, son sicuro. Ti pentirai. Lo scommetti un soldino? Però... non c'è due... senza tre. :-) :-D
In risposta ad un precedente commento
gracy
18 Settembre, 2013
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Dici che mi pentirò? Ti credo... ma accidenti se a volte non sono davvero strana,mi sono piaciute all'ennesima potenza letture che nemmeno il più squattrinato editore ha voluto pubblicare e poi leggo Il processo di Kafka e non lo reputo degno di manco mezza stellina :D
@Gracy: ti pentirai Gracy !!!! Mamma mia.......che brutto libro !!!!!!!!!!!!!!
In risposta ad un precedente commento
gracy
20 Settembre, 2013
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Aiutoooooo!! Quasi quasi lascio perdere :)))))
In risposta ad un precedente commento
Bruno Elpis
20 Settembre, 2013
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No invece, occorre pluralità di opinioni. :-)
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