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Una chiacchierata con Noa
“Vento caldo, vento freddo, vento violento,vento con una zaffata di olio diesel e il mio amore si risveglia dentro di me a ogni mutamento di luce, a ogni mutamento dell’aria.”
Noa Weber, scrittrice israeliana affermata che ha superato i 40 anni, mette a nudo la sua vera identità e lo fa raccontando in prima persona la sua vita, partendo dalla G di Gerusalemme e dalla G di Giudea per poi affondare tutte le sue vicissitudini dentro a un’esistenza legata alla presenza ingombrante e determinante di un uomo, ebreo ramingo rivoluzionario di origini russe, il vero amore della sua vita....
...Alek.
“Qualcuno dovrà spiegarmi un giorno perché la gente faccia tanta pubblicità all’amore, ce ne riempiono la testa fin da bambini, come se questa particolare follia fosse un importante valore sionista. Preparati, predisponiti, sta arrivando…come il lampo di un fulmine…il tuo terremoto personale…fai in modo che non ti ignori, anche tu meriti di sperimentarlo…amore a prima vista per ogni cittadino!”
Noa è una donna forte, che però nel corso degli anni ha nascosto le sue debolezze legate a questo suo unico vero amore, un amore nato per caso, un amore che si insinua nella sua anima e lo racconta facendo vivere in un modo quasi adulatorio, spirituale e sublime tutta la sua forza.
“Devo ammettere che mi piaceva quella mia incapacità, quella mia totale dipendenza da Alek e per qualche irragionevole motivo mi piaceva anche la paura.”
Un amore contrastato, ribelle, dove è lei che attinge e quasi elemosina il sesso, il dialogo da Alek, che diversamente da lei vive questo rapporto in modo avulso, quasi legato solo al bisogno sessuale del momento, non importa che hanno avuto una figlia, importa stare assieme quando lui torna dai suoi viaggi dal mondo, infatti ha altre donne e altri figli sparsi, ma è con Noa che sembra vivere frammenti di sentimenti contrastati, mai dichiarati, privi di romanticismo ma carichi di compatibili idee politiche e religiose.
“Il paradosso dell’amore è che ti rende schiavo di una persona e così facendo ti libera da altre cose, ti libera fino a farti arrivare all’indifferenza, che sempre più mi appare come l’autentica libertà.”
Per questo Noa, femminista innamorata e irrequieta, vive il suo amore concedendosi ad altri uomini, ma la vera Noa è quella della confessione, quella delle elucubrazioni.
“La vita vissuta in clandestinità ti porta a questo:innamorarsi alla follia senza dover stare ad ascoltarti parlare e senza pagare lo scotto della vergogna.”
Noa lo ama e lo segue in ogni gesto, c’è una guerra una lunga guerra di pace che non conosce fine, ci sono schieramenti, nazioni, idee e regimi che cambiano ma nella sostanza il conflitto rimane lo stesso.
“L’amore non mi farà mai espandere.
L’unico corpo giusto non verrà mai da me.”
Gail Hareven racconta le confessioni di Noa in maniera granitica, tagliente, priva di sottigliezze romantiche, quasi crude, ma in una perfetta scrittura creativa che fa rivivere in un certo modo anche il primo amore di ognuno di noi. Vincitrice del Premio Sapir in Israele e in Amarica come Best Traslated Novel Award.
Ultima elucubrazione:
“Il paradosso dell’amore è che ti rende schiavo di una persona e così facendo ti libera da altre cose, ti libera fino a farti arrivare all’indifferenza, che sempre più mi appare come l’autentica libertà.”
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