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Passioni incomplete
David Lurie è un uomo che, nella vita, si colloca in tutto quello che fa in una zona grigia, mediocre. Professore senza talento e senza passione, svolge la professione per pura necessità; così come per pura necessità fa sesso. Che siano mogli, prostitute o donne incontrate per caso, che pure non lo attraggono affatto, non è per lui molto importante, ciò che conta è “risolvere il problema”.
Fin dall’inizio della storia, Lurie è passivamente afflitto da un male di vivere che sembra causato dalla mezza età ma che ha chiaramente radici ben più antiche.
Anche nella passione per la sua giovane studentessa, che lo porterà a cadere in disgrazia (“Disgrace” infatti, è il titolo originale dell’opera) Lurie è semplicemente trasportato, senza un effettivo potere decisionale nemmeno sulle proprie stesse azioni. Accusato di molestie, rifiuterà persino di difendersi, salvo poi un tardivo tentativo presso la famiglia della giovane, dove si azzarderà a dire che anche nel suo ardore c’è sempre qualcosa di incompleto, il suo fuoco non brucia mai fino in fondo: sembra rendersi conto, Lurie, che probabilmente la sua colpa più grave è proprio questa.
Così come non sarà in grado di andare fino in fondo nel suo ruolo di padre, pur essendo sinceramente legato alla figlia Lucy. La giovane, alla presenza impotente del padre, subirà una violenza, figlia dell’apartheid, ad opera di individui che sfogano sulla colona bianca la frustrazione di anni di schiavitù in terra propria. Sarà forse un senso della giustizia esacerbato che spingerà la giovane ad accettare l’atto di violenza fin nelle sue più estreme conseguenze, lontana dalla comprensione di David, e dai suoi goffi tentativi di protezione paterna.
Rifugiandosi nell’arte, e nella composizione di un’opera lirica alla quale non riuscirà ad imprimere forza e bellezza, Lurie subirà l’ennesimo fallimento, e non gli resterà che farsi psicopompo di poveri cani, che arrivano alla clinica veterinaria dove egli presta aiuto per affrontare il trapasso degli indesiderati. La scena finale, che non svelo, sottolinea l’incapacità del protagonista a costruire legami affettivi, e tutta la fredda e algida disperazione insita nella condizione di disgrazia affettiva ed emotiva.
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