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E le tasche piene di sassi…
24 sono le ore, 12 scure e 12 chiare…e così gira il mondo in balia delle giornate che si interscambiano tra di loro gli umori e le situazioni, un giorno si piange e un altro si ride.
“C’è solo questo come consolazione: un’ora qui o lì, quando le nostre vite sembrano, contro ogni probabilità e aspettativa, aprirsi completamente e darci tutto quello che abbiamo immaginato, anche se tutti tranne i bambini (e forse anche loro) sanno che queste ore saranno inevitabilmente seguite da altre molto più cupe e difficili. E comunque amiamo la città, il mattino; più di ogni altra cosa speriamo di averne ancora.”
3 sono le donne protagoniste che si alternano nei capitoli:
1. è Clarissa, editrice del 2000
2. è Laura, una semplice casalinga degli anni 50.
3. è Virginia Wolf, scrittrice inglese nata nel 1882.
3 donne diverse, 3 donne narranti che non si sono mai incontrate nella loro quotidianità, ma Cunningham le rende unite e complici, sovrapponendo le loro fragilità e le loro oppressioni nel tempo, con lo scorrere delle ore.
Chi le tiene legate è la celebre signora creata dalla Woolf, Mrs Dalloway. Le 3 donne vivono la loro vita con passo felpato, quasi impercettibile, l’unico filo conduttore che le tiene unite è la tristezza intrisa di dolore incontrastato.
Ho avvertito troppo pathos e una lentezza infinita, pur essendo un libro di poche pagine.
La comunicazione dei sentimenti che ho avvertito è un po’ troppo forzata a far emergere i lati negativi delle persone e dei rapporti interpersonali compresa l’omosessualità che è inserita come una forzatura necessaria a dare un senso. La cosa più sensata e misurata è la scrittura, ostica e frammentaria che meglio rispecchia l’anima tribolata di un autore che vive con disperazione le sue ore, facendo rivivere con profonda angoscia le ultime ore della famosa Virginia Woolf.
Mi secca dirlo, a dispetto delle numerose lodi di giubilo che circolano sul libro, ma il Pulitzer Prize del 1999 l’ho finito con l’amaro in bocca, sarà stata anche la complicità della Woolf , infatti non ho mai completato la sua “Gita al faro.”
“Uno stormo di passeri fuori dalla finestra una volta ha cantato, senza ombra di dubbio, in greco.”
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Commenti
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@Antonella e Iuvina
l'omosessualità mi è sembrata una forzatura per come è stato trattato, tra l'altro l'autore è omosessuale, nella stessa misura di come erano frammentari e lenti (per come li ho vissuti io leggendo) tutte le varie argomentazioni. Sarà stata forse lo stile asciutto mi ha coinvolta davvero poco. Il film è sicuramente una tappa che non perderò, lo voglio vedere a breve.
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