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Le vergini suicide
 
Le vergini suicide 2013-09-01 17:47:21 BettiB
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
BettiB Opinione inserita da BettiB    01 Settembre, 2013
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Per sempre giovani

Niente a che vedere con “Middlesex”, altro romanzo molto più scorrevole ed omogeneo di Eugenides, con personaggi reali e coinvolgenti – molto più coinvolgenti che in questa sua opera. Però merita. “Le vergini suicide” ha un qualcosa di bizzarro, come una critica implicita, una corsa contro il tempo e i ricordi. Assistere inevitabilmente alla fine. Premeditata, aspettata, poi ricordata come “il mito della gioventù”.
Un gruppo di adolescenti che diventano grandi, conoscono le delusioni della vita e si rendono conto che l'unica cosa che può tenerli a galla è ricordare, magari cercare di svelare ancora una volta, il mistero che ha segnato per sempre la loro adolescenza. Mischiando balli scolastici e lezioni saltate, i primi amori e le prime delusioni – un'adolescenza in pieno stile americano, “normale” e lineare – viene ricordato come gli stessi ragazzi spiavano furtivamente, da fuori, la vita delle 5 belle sorelle Lisbon, che di vita normale non ne sapevano proprio nulla: ragazze giovani, misteriose, costrette in casa dai genitori apprensivi e ossessivi, addobbate con abiti di tre taglie più grandi per non lasciar intravedere nulla, vietati qualsiasi rapporti con “il mondo esterno”, rinchiuse nel loro mondo fatto di favole, sogni, speranze... speranze che loro stesse si tolgono – o portano al culmine, decidendo di morire e lasciare una volta per tutte quella prigione casalinga.
Estremamente d'effetto il particolare del “viaggio” come ultimo tema in vita delle sorelle: le valigie, la partenza improvvisata, il passaggio chiesto ai ragazzi con cui erano riuscite miracolosamente a stabilire un contatto. Ma i ragazzi, come i lettori, hanno frainteso tutto... il loro viaggio, l'ultimo viaggio, le avrebbe portate verso una libertà diversa.
Personalmente ho faticato un po' a seguirne il filo. Pensieri slegati e sconclusionati, dovuti anche alla molteplicità delle voci e soprattutto al punto di vista esterno (le sorelle Lisbon restano sempre “creature oscure” che ancora vent'anni dopo i ragazzi studiano come cavie da laboratorio, con tanto di referti, ricordi messi in comune, congetture e ipotesi senza fondo). Linguaggio a volte profondo e maturo, altre più gergale.
Purtroppo i personaggi non sono stati molto approfonditi e, insieme alla confusione della “trama”, credo sia stata la pecca maggiore. Le Lisbon meritavano più caratterizzazione, più introspezione, mentre l'unica ad avere una degna parte a tutto tondo è Lux, la più esuberante delle ragazze, per così dire. Mi rendo anche conto, però, che è difficile dare carattere a chi osservi solo da lontano.
Sono arrivata all'ultima pagina con una storia in testa, con un'idea dei personaggi ma senza quel senso di “abbandono” tipico di quando finisco un libro che mi ha personalmente coinvolto. Peccato.

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Commenti

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ero interessata a questo libro. mi pare di capire che non lo consigli pienamente.
per caso hai letto anche l'altro? la trama di un matrimonio ?
bella rece , brava.
a me era piaciuto molto middlesex, e a te?
ciao paola
In risposta ad un precedente commento
BettiB
02 Settembre, 2013
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Ciao Paola! Io ho AMATO Middlesex (recensito anche quello, se vuoi un'opinione più estesa ;) ), e infatti non mi aspettavo questo cambio "di stile" da parte di Eugenides.
A confronto Middlesex è una storia con una trama solida e raccontata magnificamente, realistica e coinvolgente, mentre questo m'è sembrato molto confusionario. Ovviamente può essere stata solo una mia impressione o un mio atteggiamento durante la lettura. Non saprei.
La trama del matrimonio non l'ho ancora letto, ma è sulla lista delle letture dell'immediato futuro! Tu l'hai letto? Piaciuto?
Roberta
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