Dettagli Recensione
"Perdonami, compagno..."
Questo non è un libro sulla guerra ma sulla pace, parla soprattutto di morte ma è un inno disperato alla vita.
Accostarsi alle sue pagine non è facile, è come essere costretti ad assistere ad un tragico spettacolo da cui si vorrebbe distogliere lo sguardo: cadaveri smembrati, continue esplosioni, sangue, urla e un unico, fondamentale conforto: lo spirito di fratellanza che si viene a creare tra commilitoni.
E poi, il caso che ti salva o ti fa soccombere, una manciata di secondi che fanno la differenza tra la vita e la morte, quell'impulso primordiale che spinge a correre verso una possibile salvezza perfino con le gambe spezzate. Ma la cosa peggiore è la ragione che vacilla insieme al corpo, la speranza che si spegne, il massacro dell'anima.
E' la Prima Guerra Mondiale, guerra di logoramento combattuta in trincea che falciò giovani vite strappandole dai banchi di scuola.
Ecco cosa hanno fatto - si insiste amaramente nel corso della narrazione - quelli che parlavano di eroismo e gioventù di ferro: “La nostra gioventù se n'è andata da un pezzo. Noi siamo gente vecchia”.
Vecchia e disillusa, perché guardare negli occhi il proprio nemico e capire che è un essere umano come te un attimo prima di ucciderlo è qualcosa che non ha niente a che fare con l'eroismo: “Perdonami, compagno, come potevi tu essere mio nemico?”.
Sono pagine di grande intensità quelle dedicate all'incontro ravvicinato tra il protagonista, tedesco, e un francese delle truppe avversarie, ferito a morte dalle sue coltellate.
Ore passate insieme in una buca mentre fuori infuria il combattimento, la lenta e dolorosa agonia di un uomo che il suo uccisore tenta invano di soccorrere: “Prenditi venti anni della mia vita, compagno, e alzati; prendine di più, perché io non so che cosa ne potrò mai fare”.
Pensieri indegni di un soldato e su cui è meglio non soffermarsi troppo, se si vuole sopravvivere. Ciò che conta è tornare a casa dai propri cari, a casa, dove ancora non sanno che dal fronte nessun ragazzo uscirà più veramente vivo: “Oh mamma mamma! Perché non posso prenderti nelle mie braccia, e morire insieme? Poveri disperati che siamo!”.
Indicazioni utili
Commenti
6 risultati - visualizzati 1 - 6 |
Ordina
|
il libro deve averti trasmesso verosimilmente gli stati d'animo dei soldati.
poveri, chissà quanto hanno sofferto.....chissà se per chi è sopravvissuto, la vita è stata
di nuovo vita, o solo sopravvivenza.
bravissima cristina
ciao paola
6 risultati - visualizzati 1 - 6 |