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Ancora un giro di giostra
“Ecco tutto. Questa storia racconta le cose della vita.
La storia di un uomo e di una donna che corrono l’uno verso l’altra.”
E’ un libro malinconico, dolente dove non te lo aspetti. Parte con una radiosa storia d’amore tra ragazzi, per poi subire una brusca battuta d’arresto e procedere, nel consueto stile di Musso, per repentini balzi temporali, che coinvolgono i personaggi in un girotondo vorticoso di luoghi e situazioni.
Martin e Gabrielle sono giovani e innamorati, indifesi davanti alla passione travolgente del primo amore, vissuto nella calda estate di S. Francisco, al termine dei loro studi universitari. Nei sentimenti, però, c’è sempre qualcuno più generoso, che non esita ad offrirsi, a mettersi in gioco senza dubbi. In questo caso è Martin, dolce e invitante tende la mano alla compagna perché lei lo raggiunga nei territori meravigliosi del futuro, che si schiude davanti a loro carico di promesse…Qui, però, finisce l’idillio e comincia un’altra storia, ben diversa. Ritroviamo i protagonisti adulti, sofferenti e racchiusi in un dolore che è frutto delle loro scelte. Sono due persone diffidenti e sole, che hanno affogato la rabbia di una vita diversa da quella che volevano nel lavoro, nelle storie sbagliate, nella facilità dell’aiuto chimico: pillole o altro che anestetizzi il cuore e impedisca all’ anima di prendere spazio. Al personaggio di Martin, con il suo doloroso passato, la sua caparbietà e quell’ intima, celata tenerezza, è dato molto spazio nel romanzo. L’autore sembra tenerci, vuole che noi lo amiamo e prendiamo le sue parti. Gabrielle e le altre figure femminili restano sullo sfondo, appena tratteggiate, come un’idea di femminilità più pensata che reale. In tutto ciò si staglia prepotente nella trama, la figura di Archibald, personaggio del tutto inverosimile, leggendario, poetico. Martin e Archibald si troveranno a sfidarsi in una lotta senza esclusione di colpi: la vittoria coinciderà con il più prezioso dei premi.
Il tema delle “Sliding doors”, l’alternativa di scelta, il recupero del tempo perduto, l’aprirsi di possibilità che la vita ha tenuto nascoste e si svelano nei momenti di sconforto, quando si sta per mollare, è molto caro a Musso, che lo propone più volte nei suoi romanzi. Se Gabrielle si fosse presentata a quell’ appuntamento, se avesse accettato l’invito di Martin, cosa sarebbe accaduto? Come sarebbero cambiate le loro vite? Cosa l’ha trattenuta? Un minimo scarto temporale determina spostamenti decisivi negli avvenimenti e nelle sorti dei personaggi. Come farà Martin a ritrovarla? E’ solo casualità la vita, o la volontà può determinare modificazioni radicali nella storia di ognuno. La pluralità di realtà possibili ipotizzata da Musso, qui si spinge alla creazione visionaria di un “oltre” dove tutto sia ancora in gioco. In questo libro, infatti, è più presente che in altri l’incursione nel paranormal, funzionale alla storia, ma che a seconda delle nostre sensibilità, può conquistarci o infastidirci. Per me è stato un passaggio sofferto della trama, mi ha molto toccato, lasciandomi un senso di straniamento.
Il cardine intorno al quale ruota tutta la vicenda, è comunque la paura dei sentimenti, la fuga davanti all’ incertezza, al non saper gestire l’amore. I personaggi sono divisi in due fazioni: coloro che si abbandonano, che hanno la sfrontatezza di affidarsi alla barca che attraversa i mari perigliosi dei sentimenti e coloro che restano a riva, incapaci di avventurarsi, troppo timorosi. La paura di questi ultimi affonda i primi, trascinandoli nel gorgo infinito del rimpianto…
Musso riesce sempre a far riflettere, dal prisma delle sue storie emergono interrogativi che vanno ben oltre l’apparente semplicità delle trame. Come al termine di un giro di giostra, si scende e si prova quella languida ebbrezza da cui fatichiamo a riprenderci.
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Commenti
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Anch'io adoro Musso: come surrogato di vita reale, ma anche solo per il piacere di leggerlo.
Ciao! :-)
Allora attendo il prossimo...
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