Dettagli Recensione
Ispirato ai classici con moderna ironia.
Mo Yan, specialmente dopo il conferimento del Nobel nel 2012, è stato spesso criticato, specialmente in Cina, per non avere preso una posizione critica netta nei confronti del regime. Chi afferma queste cose, ha probabilmente letto con superficialità le sue opere. Questo magnifico libro ne è l'esempio. Nel 1950 un proprietario terriero viene giustiziato per crimini contro il popolo. Ritenendo di aver subito una grossa ingiustizia, lui che si ritiene uomo probo e onesto ottiene dal re degli inferi di reincarnarsi per chiedere giustizia. Ma Yama gli gioca un brutto scherzo. Si dovrà reincarnare per almeno 5 volte in veste di animali diversi, un asino, un maiale, un toro, un cane e una scimmia, prima di stemperare il suo odio e la sua animosità e potersi finalmente reincarnare di nuovo nei panni di un uomo. Così la storia degli animali ripercorre 50 anni di vita politica cinese nelle campagne, dall'epoca delle comuni alle guardie rosse, alla morte di Mao e al seguente esplodere dello sviluppo economico così diverso dagli inizi della rivoluzione. Una storia descritta con un sarcasmo ed una raffinatezza smagliante, vista dagli occhi degli animali che via via si succedono.
Una grande saga familiare dove si seguono i personaggi fino alla loro tragica fine. Ma il romanzo non si legge soltanto come una intricata e splendida storia, condita da tutte le frecciate ad un mondo così particolare come quello del comunismo cinese, pur descritto con l'affetto di chi ha vissuto anche la sua parte eroica e di ingenue convinzioni, assieme ai suoi aspetti più duri e pesanti. Infatti la critica pungente scorre anche nella fase successiva dei nuovi ricchi, che hanno sostituito i vecchi poteri con i nuovi e spesso niente affatto migliori. Lo stile è poi davvero interessante. Segue infatti i canoni della vecchia letteratura cinese con i capitoli scanditi dalle indicazioni delle gesta dei personaggi. Pare di leggere Il sogno della camera rossa in tutto e per tutto. Sarebbe davvero bello conoscere a sufficienza la lingua per poter leggere l'originale e confrontarlo con questo testo classico a cui certamente si ispira. Non manca, oltre alla davvero fantastica visone onirica del racconto, una continua autoironia, con i continui riferimenti a se stesso, personaggio anch'egli del racconto, dipinto come un tipo insopportabile a cui non bisogna dar credito essendo uno spassionato contafrottole. Davvero consigliabile per avere uno spaccato non consueto della moderna letteratura cinese.