Dettagli Recensione
Meccanica malfunzionante
“Intriso di atmosfere che ricordano il miglior cinema di Tim Burton, ritmato da avventure di sapore cavalleresco […] è al tempo stesso una coinvolgente favola e un romanzo di formazione, in cui l'autore […] traccia un'indimenticabile metafora sul sentimento amoroso.”
Così recita la Feltrinelli nella conclusione della descrizione de “La meccanica del cuore”. Beh, dopo averlo letto quasi tutto d'un fiato direi... sì e no.
Atmosfere da Tim Burton? Anche solo ipotizzarlo mi sembra una grande sopravvalutazione del libro. Certo, lo stile è arzigogolato e curato quasi a voler imitare il barocco più oscuro e opulento, le immagini suggerite sono macabre e sanguinolente, lo 'strano' e il 'terrorizzante' passano come 'normale' e vi è un continuo riferimento agli animali associati alle persone (l'amata un usignolo, il nemico un corvo, ecc.), ma Tim Burton sta parecchi gradini sopra a questo disparato tentativo di spaventare gratuitamente (Jack lo squartatore inserito così, nonsense, senza capo ne coda?!).
Avventure dal sapore cavalleresco? Mah. In quest'Europa dell'ottocento tra sobborghi cittadini e personaggi al limite del credibile io di cavalleresco ci vedo ben poco. Certo, gli ingredienti per una “coinvolgente favola” ci sono tutti: il nostro piccolo eroe dotato di grandi sentimenti, la bella damigella vana e (a parer mio) inconsistente, il cattivo terrorizzante della situazione.
Jack nasce nella notte più fredda del mondo sulla collina di Edimburgo. Abbandonato dalla madre troppo giovane, viene allevato da colei che l'ha fatto nascere e gli ha riparato il cuore con un orologio di legno per assicurargli la possibilità di vivere, una levatrice-maga che lo accoglie come un figlio proprio. Jack cresce e inizia a chiedersi cosa c'è sotto la collina, così a 10 anni Madeleine (la dottoressa-levatrice-maga) acconsente a portarlo in città. Qui il bimbo si innamora di una piccola cantante (“la voce di un usignolo, solo con le parole”). Gli ingranaggi del suo cuore, però, non possono sopportare un tale sentimento – lo mette in guardia Madeleine. “Mai toccare le lancette, mai arrabbiarti e soprattutto mai innamorarti”. Jack, da bravo adolescente anzitempo, disubbidisce. Comincia così la sua disperata ricerca per l'Europa dell'innamorata, dopo anni passati sotto il giogo del cattivo nemico-amante della piccola cantante. Non svelo altro se non che Jack trova Miss Acacia (la cantante) e riesce a conquistarla, prima di dover fare i conti con i suoi sentimenti, e il suo passato (compreso il rivale).
Benché la trama sia un po' rivisitata e, lo ammetto, non manchi di originalità, la trovo ugualmente una favola sciupata. Romanzo di formazione? Sì, direi di sì e, per una volta d'accordo, “traccia una metafora del sentimento amoroso”. Anche se lo si comprende appieno solo nell'ultimo capitolo, in cui un monologo interiore mette a nudo la capacità di un ragazzino di amare incondizionatamente, a differenza di un cuore maturo e adulto che si trattiene molto più.
Il protagonista è veramente la storia di una crescita, e questo è da apprezzare. Anche il nemico ha un suo perché. La giovane amata, invece, è un concentrato di incoerenza e indecisione: una scelta sbagliata dietro l'altra e l'incapacità di rimediare, di ascoltare. A parere mio, certo. Sarà che a me piace sentire empatia con il personaggio femminile di turno, immedesimarmi in lei per provare più a fondo le emozioni che l'autore vuol far passare. A me non è arrivato proprio niente.
Mi ci è voluto tempo per sentirmi un minimo coinvolta nella storia: ricordo di aver storto il naso per tutta la prima metà del libro (linguaggio incoerente per il personaggio, frasi scontate, scene inutili); sono riuscita ad addolcirmi un po' solo alla comparsa di Méliès, più per gusto personale verso questo geniale uomo storico che per la capacità effettiva di Malzieu.
Insomma, carino se piacciono i libri strettamente metaforici. A mio parere un po' forzato. Trovo sinceramente bella la metafora del cuore di legno, la meccanica da scoprire di ognuno di noi e il salto alla maturità, ma non è onestamente un libro che porterò nel cuore.