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VIA CABALA, 88 - ISTANBUL
Ancora una volta Elif Shafak ci presenta una spaccato di vita di una città che da sempre è in bilico tra l’Oriente e l’Occidente, tra il passato e il futuro: Istanbul. Questa volta a rappresentarla sono gli inquilini di quello che oggi viene chiamato il Palazzo delle Pulci ma che un tempo era stato battezzato come “Palazzo Bonbon” e prima ancora che si edificasse su quel terreno c’era un cimitero diviso in due, una parte per i turchi e una per gli armeni ma il lievitare della cementificazione e la necessità di costruire nuove abitazioni e nuove strade ha fatto sì che i cimiteri venissero “sgomberati”. Così negli anni ‘60 un emigrato russo costruisce proprio sul quel terreno una palazzina signorile come dono d’amore per la moglie che emigrata anche lei con il marito a Istanbul ha perso la figlia e anche il senno. Alla morte dei due proprietari per il Palazzo Bonbon inizia il declino fino ad arrivare ai giorni nostri dove troviamo una struttura fatiscente, infestata da scarafaggi e un’incredibile puzza di immondizia. Via Cabala, 88 a Istanbul da luogo sacro che era si è trasformato in un simbolo di amore e di ricchezza per divenire infine una discarica a cielo aperto nel pieno centro della città.
Come in ogni condominio che si rispetti non mancano gli altarini da scoprire, gli intrighi e gli intrecci delle vite personali, attraverso le storie degli inquilini che hanno abitato e abitano il Palazzo Bonbon vediamo come il passato ritorna mescolandosi prepotentemente con il presente. Ognuno di questi condomini può dare un volto, nel bene e nel male, a Istanbul: contraddittoria come i gemelli Celal e Cemal dell’interno 3, affascinante e che scende a compromessi come l’Amante Blu dell’interno 8, nevrotica ed esasperata come la signora Igiene Tiejn o desiderosa di vivere e di affacciarsi al mondo come sua figlia Su dell’interno 9, solo ed esistenzialista come Sidar e il suo cane Gaba dell’interno 2, custode di storia e di segreti come Madama Zietta dell’interno 10.
Istanbul ci viene proposta come una città che per molti è stata un porto di salvezza che permetteva di fuggire da tutto ma può diventare essa stessa una ragione di fuga, una città ammaliante il cui passato non è mai passato ma è ancora presente (…”In questa città, i morti stavano gomito a gomito con i vivi”).
Suddividendo il libro in capitoli e dove ogni capitolo è un interno della palazzina si racconta una storia formata da tante storie, Palazzo Bonbon diventa un luogo in cui tutto si compie e prende forma e le differenze convivono tra loro senza per questo annullarsi.
Elif Shafak risulta straordinaria nella descrizione dei personaggi e nel raffigurare attraverso loro la città di Istanbul, ha il dono di dare un tocco di magia alla storia di questa terra senza però truccarla o abbellirla ma “semplicemente” facendo intravedere le sue virtù e le sue imperfezioni.
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