Dettagli Recensione
Non solo Guerra e Pace
Ho letto Vita e Destino spinta dalla sua "somiglianza" con Guerra e Pace, come presentata dal risvolto di copertina. In realtà potrebbe essere solamente "Guerra e Guerra", in quanto la Pace non trova molto spazio, non vi è alcun lieto fine, nè vi è alcuna corrispondenza coi famosi personaggi Tolstojani. Il libro mi è parso caratterizzato da una grande poesia e immensa partecipazione umana, è un libro che suscita empatia, che commuove e strazia, che tiene il lettore in sospeso senza peraltro gratificarlo, e piuttosto lo problematizza di continuo con dilemmi che sono insieme politici, etici, umani, amorosi, conflitti tra padri e figli, madri e figli, o figlie, mariti e mogli o amanti, innamorati e disamorati, o semplicemente amici o compagni di lotta, di guerra, di sventure. E' vero come in genere nei romanzi russi di grande respiro ci si perde tra i personaggi, i loro nomi e patronimici, le loro intricate parentele, ma i principali caratteri non tardano a stagliarsi nei vari episodi. Al nazismo l' Autore non fa sconti, con terribile chiarezza dice esplicitamente che l'unica risposta per non essere in alcun modo "dalla parte" del nazismo, era la morte. Peraltro non fa sconti nemmeno al comunismo, le figure più orribili sono quelle dei delatori e funzionari di partito, la delazione la forma più infame e più infiltrante di posizione, e la più difficile a smascherarsi. Questo spiega come mai si cercò di fare scomparire il libro e di far perdere le sue tracce. Ci sono molti personaggi che sfiorano l'eroico, altri che sfiorano il patetico, altri che si candidano alla posizione di "giusti", ma con qualche legittimo dubbio (il fisico ebreo Strom, che riceve la telefonata di Stalin), numerosi personaggi semplicemente veri sul piano sia umano che letterario, tragedie annunciate e tragedie ben note, come quelle dei campi di sterminio nazisti. Oltre a numerose figure che rimangono impresse durante e dopo la lettura del libro, devo ammettere che una delle figure che ho trovato più intriganti, emblematiche e inesplicabili,se non all'interno di una logica fondamentalmente perversa, è stata quella del comunista funzionario Krymov. Egli sopravvive alle purghe staliniane degli anni trenta, anzi ne è complice e comprimario, si considera e viene considerato un fedelissimo del partito della prima ora, in questo ruolo perde a mio avviso ogni identità personale, ogni capacità di giudizio autonomo, si trasforma in una macchina da delazione.Viene mandato sul campo di battaglia di Stalingrado, dove si scontra scontra con Grekov, il "capocasa" che trova indisciplinato e ribelle, riceve apparentemente in modo casuale una pallottola di striscio che lo costringe a riparare nelle retrovie, e prosegue apparentemente indisturbato la sua carriera di uomo di partito e di apparato. Dopo che la battaglia di Stalingrado è vinta , con sua immensa sorpresa Krymov viene catturato e portato alla Lubjanka: non posso rivelare che cosa gli è fatale, essendo egli convinto di avere fatto, direi, strafatto, il suo "dovere". Si suppone che Krymov venga spedito in Siberia, non viene detto, come di molti personaggi non viene detto il destino finale, la sua tragedia è che egli non capisce come possa essere accusato di tradimento, la sua tragedia è di non essere più un uomo, di avere perso la sua identità umana molto prima, senza saperlo. L'ignoranza della forza oscura del male, che fa degli uomini dei burattini al servizio di un potere infame, che senza ragione apparentemente "salva " Strom il fisico ebreo, così come una telefonata di Stalin a Bulgakov, storicamente, assicurò allo scrittore una seppure amara sopravvivenza, che con una ragione qualsiasi manda Krymov il fedelissimo in Siberia, è quanto di più perturbante vi è nel libro.
Non si può che leggerlo, farsene assorbire, e concordare col fatto che siamo davanti a un grande , veramente grande, romanzo del 900.