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Nessuno è perfetto
Seymour Levov è un ragazzo perfetto: bello, biondo e atletico, educato e affidabile. Il figlio che tutte le mamme americane vorrebbero avere. E’ l’idolo giovanile di Nathan Zuckerman, e quando molti anni dopo Nathan, diventato ormai un affermato scrittore, riceve una lettera da Levov “Lo Svedese” che gli chiede un incontro per parlargli di suo padre, Lou Levov, accetta con entusiasmo, immaginando che “Lo Svedese” voglia rendere onore alla memoria del suo vecchio attraverso i suoi scritti.
Ma niente di tutto questo gli viene alfine richiesto e, dopo esser venuto a conoscenza della morte di Seymour e di altri terribili segreti di famiglia dal fratello Jerry, durante la quarantacinquesima riunione dei compagni di liceo, Nathan Zuckerman, alter ego di Philip Roth (Newark, 1933), decide di scrivere un libro che lo vedrà protagonista.
Pastorale Americana (premio Pulitzer 1998) è un libro che non ti lascia nessuna illusione sul limitato potere dell’uomo di influenzare il proprio destino. Seymour ha tutte le doti necessarie per essere un vincente nella vita, anzi ha anche un piccolo handicap rispetto alla classe media WASP: la sua origine ebrea è uno stimolo in più per emergere ed essere ammesso nel gotha della piccola borghesia della sua città. Lo svedese è un uomo che non si è risparmiato, impegnandosi nelle discipline sportive in cui eccelle, abbandonando poi l’agonismo per diventare il perfetto uomo d’affari, imprenditore nella produzione di guanti, nella carriera che il padre Lou ha già tracciato per lui. I guanti sono il feticcio attorno a cui si è sviluppata tutta la loro vita e non ho trovato affatto fuori luogo le lunghe pagine dedicate alla descrizione di guanti e pellami, perché è una metafora dell’assoluta ricerca di perfezione a cui i Levov, escluso Jerry, tendono, curando ogni più piccolo particolare per la riuscita finale.
Lo Svedese è marito innamorato e fedele della bellissima moglie e padre felice e tollerante, tutto sembra davvero perfetto nonostante un piccolo difetto della figlia Merry, la balbuzie, e un sottile sospetto di desiderio d’incesto che Roth è abilissimo a insinuare nel racconto.
Eppure tutto ciò non basta a impedire che la figlia diventi una spietata terrorista. Dopo l’attentato che la vede protagonista e la successiva fuga, tutto cambierà, fino alla cena finale, dove Seymour scoprirà le falsità e i tradimenti della moglie e degli amici, e sarà dolorosamente consapevole anche dei suoi errori.
Non gli basterà cambiare moglie e avere altri figli “perfetti” per dimenticare la sua vecchia vita. L’inadeguatezza agli standard da “pastorale americana” di cui sua figlia è stata la prima portatrice lo avrà già minato così profondamente da fargli desiderare la morte.
Scritto magistralmente, con lunghi e complicati periodi di cui riesce tuttavia a tirare sempre le fila, è un libro duro da digerire per l’analisi spietata dei comportamenti dei vari personaggi in cui chiunque può facilmente identificarsi, fortemente inquadrato nel periodo che vide gli USA partecipare alla guerra in Vietnam, ma la dinamica genitori adeguati-figli degeneri è uno spunto di riflessione applicabile a tutti i periodi storici, con relative riflessioni sule interazioni inprevedibili che dna, ambiente, carenze affettive e sessualità hanno su uno sviluppo armonico della personalità e l’inserimento sociale.
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