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Onnipotenza infantile
La cosa più bella della Strout è il suo modo di costruire la storia. Il fiume narrativo viene ripercorso tramite la descrizione capillare di tutti i suoi affluenti e affluenti degli affluenti fino ad avere un'idea globale della vita del protagonista e di tutti i personaggi verso la fine del libro. Oltre al personaggio principale anche quelli secondari sono delineati in modo preciso e interessante.
Un giovane sacerdote Tyler deve fare i conti con un matrimonio d'amore piuttosto male assortito, con la perdita dell'amata moglie, con due bambine di cui una neonata e l'altra problematica, con una comunità che sembra alla ricerca della vittima sacrificale.
Il dogmatico sacerdote, non simpaticissimo ( è molto più simpatica la moglie), deve affrontare suoceri, madre e comunità. Ma alla fine, almeno nel libro, la cattiveria si rivela una forma di infantile desiderio di onnipotenza e si trasforma con poco sforzo da parte di Tyler nell'affetto più fraterno. Ingenuità americana o buonismo infantile? O forse bisogna avere molta fiducia nel prossimo per dare alla storia una conclusione simile.
La scrittrice ricorda un po' Ann Tyler. Però Ann ha una dolcezza meno meditata e più innata, un modo leggero di vedere il mondo veramente gradevole che rende i suoi libri migliori dei capolavori.
Indicazioni utili
Ann Tyler
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