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Il lupo della steppa
 
Il lupo della steppa 2013-08-19 05:45:27 paolo migliaro
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
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paolo migliaro Opinione inserita da paolo migliaro    19 Agosto, 2013
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Il viaggio interiore del lupo

Il romanzo coincide con la crisi del cinquantenne Hesse, quando nel 1927, a cavallo tra le due guerre, già si presentiva nella società dell'epoca che il mondo si sarebbe avvilluppato in un'altra assurda carneficina che poi non tardò molto ad arrivare. Sono nel sottofondo de 'Il lupo nella steppa' i due sistemi prevalenti e contrastanti che si combattevano tra loro, l'americanismo e il bolscevismo, la pervasiva e allignante morale ipocrita che ritroviamo finemente descritta anche nel romanzo di Tolstoj, 'La morte di Ivan Ilic' , e la fede nelle facoltà intellettuali. Ne ho avvertito una sorprendente modernità. Se allora entrambe le ideologie riducevano l'esistenza a qualcosa di stupido, trascurando sia l'una che l'altra negli aspetti più essenziali, oggi l'instupidimento è addirittura multinazionalizzato. Siamo in pieno conformismo; ogni gruppo umano, piccolo o grande che sia, ha in esso una forma quasi religiosa di consenso e di anestetizzazione e consegna totale della coscienza. Ne segue l'incapacità e l'impossibilità di andare al fondo delle questioni e di essere con coraggio, e con un sincero amore verso l'altro, per davvero se stessi. Anche ora si crede e si tende ad ascoltare ritenendo autorevole chiunque abbia titolo, pure se sproloquia. Harry, il protagonista, è uomo di scienza, è lo stesso Hesse, poeta, romanziere, giornalista, esperto di musica e di arte, che sa perfettamente quanto sia importante la conoscenza. Ma scopre che questa deve essere messa in relazione alla ricerca della semplicità e ai tanti personaggi che abitano la nostra singola anima umana. Solo sperimentando noi stessi nell'incontro con il diverso e con le tante parti diverse e inesplorate che ci abitano inconsapevolmente, solo con l'esperienza riusciamo a conoscere in profondità cosa sia l'altro, il mondo e il sè. Non c'è dunque opposizione tra intelligenza e cuore, tra scienza e amore; solo se sono insieme producono reale sapienza e potenza vitale. La condizione dell'uomo che cresce umanamente, alla quale Harry aspira, non può essere quella del conformista, ma di chi si lascia interrogare, di chi si avventura. Di chi capisce che ha bisogno della sofferenza, non come un cilicio, ma come condizione consapevole, necessaria, indispensabile. E l'esistenza stessa se meditata, se messa in relazione al dolore del mondo, se sentita nelle nostre colpe, contraddizioni e miserie, non può che renderci sensibili ad essa. San Francesco come Mozart sono rappresentati da Hesse come le facce della stessa medaglia. Il romanzo già a suo tempo suscitò polemiche e interpretazioni distorte. C'è dunque il solito problema della corretta lettura per chi conosce poco e male la scienza e la funzione psicanalitica, ma anche da parte di chi avesse una forma mentis bigotta che si scandalizza guardando al dito della trasgressione anzicchè alla luna di un percorso molto umano che affronta la natura in un processo di liberazione. Chiudo qui con una citazione augurandovi di prendere in mano questo libro non semplice: " Se è vero, come afferma Renan, che al mondo di infinito non c'è che la stupidità umana, quale sentimento può invadere l'animo mio se non la tristezza? A Paolo VI, si narra, qualcuno osò chiedere perchè non ridesse mai. Egli rispose semplicemente: e di che cosa? (Benvenuto Goria)"

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