Dettagli Recensione
Il Q che fa l'indifferenza
La scrittura è il grande punto di forza di questo terzo capitolo della saga, trascinante e travolgente, opera un miracolo rendendo leggibile e gradevole un opera che, sarebbe altrimenti ai limiti della decenza. La grande forza delle parole dona vitalità ad una storia piena di ripetizioni e di inutili invenzioni. Aomame e Tengo ancora protagonisti e, ancora, alla ricerca dell'altro, sono adesso più vicini, vivono nello stesso quartiere, ed entrambi si sono resi conto del passaggio temporale. L'ambientazione surreale si arricchisce di particolari, avvolge e circonda le scene, ma non ha più la forza dei primi due capitoli, adesso il lettore si è abituato, si aspetta di più, si aspetta qualcosa. Un evento che trascini la storia, lo si intuisce dalle parole lette che deve avvenire, ma si rimane delusi. Eravamo immersi in un sogno che piano piano si è trasformato in un incubo. Il faro in lontananza non si è spento, ci indica ancora la via, ma dove porta questa strada? Che significa quella luce? Perché accade? E' vero che siamo in una fantasia onirica dove tutto ha un senso, ma un po' di coerenza è necessaria, alcune spiegazioni servono, se non altro per potersela ricordare al mattino o per riuscire a raccontarla agli amici durante “l'happy hour”! Delusi ma non stanchi, si va avanti seguendo, adesso, la luna e la sua gemella “flaccida” fino a quando finalmente arriva la fine. E' il risveglio, si scuote la testa e si aprono gli occhi, ma rimane il retrogusto amaro e la testa pesante di chi pur avendo dormito profondamente e sognato tanto non è pienamente soddisfatto e perfino la conclusione alla “vissero tutti felici e contenti” non ricompensa completamente.
Da leggere se si vuole concludere la saga.