Dettagli Recensione
Stridente
Deludente considerate le premesse, e il blasone dell’autrice, ma intrinsecamente affascinante solo come possono esserlo le storie vere di una persona che ha condotto una vita straordinaria.
Non fraintendetemi però: la delusione e il fascino non vanno a braccetto, scambiandosi reciprocamente con tempi ben studiati la luce del palcoscenico, al contrario sono nettamente (quasi stoicamente) separate in parti ben precise e l'una stenta notevolmente a lasciare il passo all'altro. Il libro infatti è nettamente suddiviso in due parti: la prima romanzo che lascia ben poco all’originalità e all’abilità letteraria della Lessing, la seconda dolorosa cronaca biografica della vita dei suoi genitori in un tempo tartassato da vicissitudini storiche di primaria importanza e tuttavia morbosamente dilettevole per tutta quella serie di particolari aspetti culturali, e di consuetudine sociale, oggi giorno storicamente non più riproponibili.
Se la prima parte dunque è un romanzetto di poche pagine la cui banalità sembra l’adeguato contorno all’affrettata stesura dello scritto, un semi didascalico esercizio letterario in cui i fatti vengono elencati senza un preciso ordine cronologico e da sovrapposti punti di vista che non fanno altro che creare un senso di confusione e distacco nel lettore, la seconda parte, per nostra fortuna, risulta essere l’esatto opposto: una precisa e attenta cronaca ricca di sfiziosi particolari che catapultano il lettore in un mondo antico, direttamente più violento, scomodo e precario, ma senza dubbio più accattivante e avventuroso. Un mondo affascinante dipinto nei toni forti e concreti dei fatti realmente accaduti, fatti che solo chi li ha vissuti in prima persona sa rappresentare così vividi e scevri di quella poco autentica romantica nostalgia che in certa letteratura sembra pervadere ogni sorta di ricordo (rendendolo del tutto artificioso).
Dunque Alfred ed Emily non è un unico romanzo ma di fatto sono due libri, due storie differenti, scritte in stile differente; tuttavia se questa diversità è per la maggioranza dei fruitori il punto di forza del libro per quel che mi riguarda è il suo punto debole, l’ingranaggio poco oliato di una macchina altrimenti perfetta, con questa “faglia tettonica letteraria” infatti sembra quasi che Doris Lessing voglia dirci, “si d’accordo devo scrivere un romanzo per obblighi contrattuali, però questa volta non mi va poiché preferisco narrare della mia realtà che per anagrafe è nettamente superiore ad ogni sorta di fantasia.” Il risultato non è un nuovo stile letterario commistione di due generi differenti (come alcuni hanno provato a dire), non è un nuovo modo di concepire il romanzo: sono semplicemente due scritti in uno, stridenti tra loro come possono esserlo la realtà e la finzione, il vero e il falso.
Alfred ed Emily dunque non è nient’altro che la somma di due differenti testi, ma, come in ogni calcolo, in cui se non si sta più che attenti ad eseguire correttamente l’addizione il risultato finale rischia di essere irrimediabilmente errato, anche qui, terminata la lettura tutto ciò che rimane è il gusto amaro dell’occasione perduta (o sprecata che dir si voglia): sì, avrebbe potuto essere un affascinante autobiografia; sì, avrebbe potuto divenire una testimonianza storica di notevole importanza; sì, avrebbe potuto essere un’ennesima opera da premio nobel; sì, avrebbe potuto…