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A volte le brutte esperienze aiutano
L'adolescenza, si sa, è il periodo più complicato della vita di una persona. Può essere ancora più difficile quando si hanno diciotto anni e si detestano i propri coetanei. Diventa terribile se poi, anche tra gli adulti che ci circondano, le persone con cui si ha piacere a stare non sono più di un paio. Quando si è considerati disadattati, estraniati, problematici. E' quello che succede al protagonista di questo libro, James, un ragazzo che ha serie difficoltà a rapportarsi con gli altri, schivo, taciturno, solitario e disgustato dal mondo che ha intorno. James ha appena finito la scuola e lavora nella galleria d'arte della madre pluridivorziata in attesa di partire per l'università. Ma lui ha in mente altri progetti, l'università non lo attira, non vuole vivere in mezzo a tutti quei ragazzi così profondamente diversi dal suo modo di essere in compagnia dei quali ha già trascorso tutta la sua vita senza trovarli piacevoli né interessanti. Inoltre tutto ciò che gli serve può impararlo benissimo leggendo i suoi amati Trollope, Welch, Rohmer, senza spendere soldi in costosi corsi di studio di cui non gli importa niente solo per conformarsi ad una norma sociale. Sogna quindi di acquistare una vecchia casa nell'ovest e andarci a vivere da solo, imparare un mestiere e passare il tempo in compagnia dei suoi libri. Tra fughe, sedute psichiatriche, licenziamenti, guai a casa e disastrosi tentativi di conquista lo seguiamo in questo momento difficile e delicato, in cui potrà contare sempre sull'appoggio e l'affetto della persona che ama più al mondo, la nonna Nanette, l’unica che sembra capirlo, accettarlo e offrirgli un rifugio dalla stupidità, dall’intolleranza e dall’odio e che saprà fargli capire che i momenti difficili a volte possono trasformarsi in un dono. Caratterizzato da una buona analisi introspettiva del protagonista e da dialoghi incalzanti, questo libro di Cameron risulta piacevole e a tratti interessante, senza però entusiasmare più di tanto sia da un punto di vista stilistico, con la sua prosa fin troppo semplice e priva di qualsiasi virtuosismo, che dal punto di vista dell’originalità, con personaggi un po’ stereotipati e una storia che sa di già visto. Il romanzo infatti sembra fin troppo palesemente ripercorrere la trama e le tematiche de “Il giovane Holden”, senza riuscire ad avvicinare il carisma e l’estro che caratterizzano il capolavoro di Salinger, ma coinvolgendo comunque il lettore e lasciando un messaggio sempre valido che l’autore affida alle parole di Nanette: “A volte le brutte esperienze aiutano, servono a chiarire che cosa dobbiamo fare davvero. Forse ti sembro troppo ottimista, ma io penso che le persone che fanno solo belle esperienze non sono molto interessanti. Possono essere appagate, e magari a modo loro anche felici, ma non sono molto profonde. Il difficile è non lasciarsi abbattere dai momenti brutti. Devi considerarli un dono, un dono crudele, ma pur sempre un dono”.
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Commenti
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Complimenti Enrico
Bella recensione, chiara scorrevole, noto con piacere che a te è arrivato un messaggio importante.
forse lo rileggerò.
paola
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Concordo con la frase finale...
Grazie, Pia,