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“E l’eco rispose” è l’ultimo (e senza dubbio non il meno importante) libro di Khaled Hosseini, uscito nel giugno 2013 ed edito da Piemme.
Si pone alla grande sulla scia già tracciata da “il cacciatore di aquiloni” e da “Mille splendidi soli”, nei quali l’autore già presenta alcuni temi ricorrenti anche nella sua ultima opera: l’amore, l’amicizia, le relazioni spezzate che prima o poi tornano di nuovo, sullo sfondo dell’Afghanistan trafitto dai conflitti e dagli interessi internazionali. La prima parte ha un andamento lento, a causa delle tante storie apparentemente distanti una dall’altra che Hosseini poi fa combaciare come i pezzi di un puzzle.
Pari ed Abdullah sono due fratelli uniti da un amore puro, fraterno. Il padre un giorno però, è costretto a vendere Pari, che sarà accolta nella casa di una coppia molto ricca di Kabul. La madre adottiva, Nila Wahdati, è una poetessa e si trasferisce a Parigi dopo aver saputo della malattia del marito. Gli eventi porteranno questi due fratelli a non vedersi più, mentre nel libro si susseguono le storie di quelli che sono stati loro vicini.
Lo stile di Hosseini viene confermato in questo suo libro, che come non mai sviluppa più storie che all’inizio possono sembrare insensate e distanti, che alla fine si incontrano di nuovo.
Anche ne “L’eco rispose” c’è una chiara dimostrazione della violenza sulle donne (già sviluppata in “Mille splendidi soli”), mentre la guerra fa da sfondo e la storia si sposta in paesi diversi (dall’Afghanistan, alla Francia, alla Grecia). Insomma, il tema chiave è la ricerca dei rapporti perduti, di ciò che è stato e forse non sarà più; di quello che siamo stati, di quello che siamo, di quello che saremo.
Sebbene abbia mantenuto delle linee guida tipiche ormai della sua penna, l’autore non è riuscito a prendermi particolarmente. Certo, il libro si fa leggere e alcune parti sono veramente interessanti, ma non sono riuscita a piangere quanto in “Mille splendidi soli”.