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La prostituta bianca di Sadec
“Accade ogni sera, nel quartiere malfamato di Cholen. Ogni sera quella piccola viziosa va a farsi accarezzare da uno sporco cinese milionario”. Quindici anni e mezzo, scarpe di lamé col tacco acquistate in saldo, cappello di foggia maschile, vestito logoro di seta naturale adatto al clima torrido dell'Indocina.
Ha un aspetto originale che si fa beffe della ricchezza questa donna bambina di origini francesi che già cattura gli sguardi degli uomini, un fascino naturale fatto di contrasti, occhi sensuali e cerchiati che sanno ancor prima di sapere. Non si fa illusioni sulla vita, glielo impediscono lo sguardo spento e quasi folle della madre, rovinata da speculazioni sbagliate, e la malvagità del fratello maggiore, il prediletto, l' “assassino senza armi”, colui che con la su vitalità malsana “ucciderà” il fratello minore, il fratellino. Tutti e tre amano la madre di un amore dolente che va oltre l'amore: “Per quel che è stato fatto a lei, così dolce, così fiduciosa, odiamo la vita e ci odiamo”.
I ricordi si accavallano in questo romanzo, c'è un prima e un dopo e poi ancora un prima, prima e dopo “l'esperimento” con il giovane cinese, uomo consumato dalla passione per la bambina bianca. Continui passaggi dalla prima alla terza persona, un tono disincantato che svela i pensieri più inconfessabili, i fatti più intimi, odori, suoni e colori di una terra “che non ha primavere, non ha risvegli”: c'è tutto questo nella memoria della scrittrice.
E c'è la garçonnière dell'uomo di Cholen, rifugio dal presente, luogo di piaceri proibiti dove “approfondire la conoscenza di Dio”, dove piangere sul passato e sul futuro mescolando le sue lacrime con quelle dell'amante.
E' sola la ragazzina disonorata, sola con il suo corpo “abbandonato all'infamia di un piacere che fa morire”, sola col suo dolore inaspettato mentre lascia l'Indocina alla volta della Francia.
Appoggiata al parapetto della nave che abbandona il porto guarda la limousine nera dell'amante cinese e avverte il suo addio silenzioso: “E poi alla fine non l'aveva più vista. Era sparito il porto e poi la terra”.
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Mi piace la Duras, mi è piaciuto questo libro e devo dirti che lo hai descritto proprio benissimo.
ciao paola
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