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Conflitto generazionale
Un medico di umili origini cerca fortuna in Francia dove fatica a sbarcare il lunario e a farsi pagare dalla scarsa e povera clientela. Pian piano capisce che dove la professione esercitata con scrupolo e coscienza non arriva, potrebbero però arrivare altri più discutibili mezzi. Perciò inizia a sfruttare le sue indubbie doti anche professionali per raggirare i clienti, vendendo loro cose impossibili da comprare come la tranquillità, la serenità, la possibilità di percepire e gustare i piaceri della vita. Lui che era venuto a Parigi in cerca di un miglioramento anche morale si accorge di essere circondato dalla stesse gente che c'era al suo paese, mercanti, prostitute, persone che cercano in tutti i modi di sbarcare il lunario parassitando gli altri, gente meschina e gretta. Tutta la gente che incontra è di questa razza inferiore, tutti a parte sua moglie Clara e Sylvie, moglie di un suo ricco paziente, che rappresenta l'ideale che è venuto a cercare in Francia, ideale di cui non è però all'altezza. La sua vita diventa uguale a quella di tutti gli altri, interessata, meschina, schiava del piacere e dei soldi. In ultima analisi, diventa molto simile alla vita di suo padre per cui aveva provato da ragazzo un vivo disprezzo che l'aveva spinto a fuggire di casa e dal paese.
A questo punto alza il dito contro di lui il suo antagonista, suo figlio Daniel, che si sente migliore di lui, pensa di disprezzare il danaro, di avere valori morali, di poter aspirare a una vita migliore come valori. Ma Dario, e forse anche la scrittrice non si fa illusioni: aspetta, dice, ora sei giovane. E anche quando Daniel fugge di casa in opposizione alle scelte del padre, Dario dice tristemente ma con sicurezza: tornerà per l'eredità. Questa è la lapidaria frase che conclude il libro e che non lascia margine alla speranza nemmeno per il figlio. Il padre sa che quella di essere migliori dei propri genitori è solo un'illusione che la vita ricaccerà indietro. Molto amaro come libro, molto sconfortante. Sembra che alla condizione umana, alla calamita negativa costituita dal piacere (e quindi dal denaro) non ci sia scampo.