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Le braci
 
Le braci 2013-06-30 14:16:16 paola melegari
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
paola melegari Opinione inserita da paola melegari    30 Giugno, 2013
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dimmi la verità

L’amicizia ,in tutte sue sfumature . Non saprei definire questo romanzo con parole più azzeccate.

Henrik di nobile famiglia,il padre generale della guardia del re, famiglia ricca che possiede terre e un castello in Ungheria,viene mandato in collegio, per seguire le orme paterne. Qui conosce Konrad, di modeste origini e saranno amici inseparabili. L’amicizia sarà suggellata dal benestare del generale. I due crescono diventando ufficiali della guardia, pur avendo diverse levature sociali, e diverso modo di affrontare la loro giovinezza. Henrik, si godrà la vita notturna di Vienna, dove dividevano un appartamento, mentre Konrad farà vita ritirata leggendo rintanato in casa.
Ognuno di loro conduceva la vita che era permessa dai loro rispettivi patrimoni. Unica cosa non condivisa la passione per la musica classica. Konrad, l’ha nel sangue, è un discendente di Chopin.

Passano più di quarant’anni, i due non si sono più rivisti, qualcosa di molto grave è successo fra loro. Dopo il matrimonio di Henrik con Krisztina nonostante si vedessero con assiduità, ad un certo punto Konrad fugge, senza lasciare nessuna spiegazione.
Non posso raccontare di più sugli sviluppi, per non rivelare troppo sulla trama.
Dicevo, dopo quarantuno anni i due ex ufficiali si rivedono al castello, un incontro atteso da entrambi, entrambi sono sopravvissuti l’uno ai tropici e l’altro al rancore provocato dal desiderio di vendetta , solo per questo momento.
La relazione più intima fra due persone, l’amicizia. L’eros non quello delle inclinazioni omosessuali, l’eros dell’amicizia, che non ha bisogno di corpi anzi lo disturbano, più di quanto lo attraggano. Questo era ciò che li univa, e con stupore li unisce tuttora, dopo quattro decenni, una vita, un lunghissimo tempo senza essersi più scambiati nemmeno una lettera. Eppure entrambi hanno atteso questo momento, come poteva non accadere!
Il generale afferma di voler vedere Konrad perché deve sapere, avere delle risposte.
In realtà ha già tutto ciò che gli serve per avere risposte ai quesiti che lo assillano da quasi mezzo secolo. Aspettava questo momento , la vendetta era il suo obiettivo. Non sarà così. Sa già tutto, non ha bisogno di spiegazioni, quando pone la domanda chiave a Konrad, non gli permette di rispondere, non voleva risposte!
Secondo ciò che io ho capito, voleva solo rivedere l’amico, colui che, forse ha meditato la sua morte, colui che forse gli ha rubato l’amore della sua vita, che per codardìa è fuggito distruggendo un matrimonio e una relazione extraconiugale. Ma l’amicizia ha vinto su tutto, non c’è più rancore ,odio, desiderio di vendetta.

La cosa davvero importante è rivedere l’amico, unico grande, al quale forse si può perdonare davvero tutto. Si può lasciarsi morire ora, non serve più stare ancora insieme. L’importante era rivedersi chiarire cose che non si sono chiarite. Erano già evidenti .

Bellissima la descrizione della battuta di caccia, le emozioni del cacciatore non sono mai state così chiare, per me, che sono contraria alla caccia. Le sensazioni provate da Henrik quando Konrad gli stava a pochi metri nella la foresta davanti ad un cervo, con il fucile dell’amico puntato; descritte così magistralmente da Marai.
E dire che non mi aveva preso per il primo quarto, poi la narrazione è stata tutto un crescendo, non potevi smettere di leggere.
Si tratta praticamente di un monologo da un certo punto in poi. Konrad poteva non esserci,sarebbe stato uguale. Le sue risposte sono quasi impercettibili. Sembrano sussurrate, la sua presenza era il segno della loro amicizia che nonostante i fatti gravi accaduti, non era stata scalfita.
Così ho vissuto questo romanzo.
Paola Melegari

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
anna karenina
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Commenti

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@ Paola
Perchè questo affiancamento ad Anna Karenina?
In risposta ad un precedente commento
paola melegari
01 Luglio, 2013
Ultimo aggiornamento:
29 Aprile, 2017
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non so perchè, ma la pace della tenuta del castello, la caccia, la solitudine del generale mi hanno ricordato , mentre leggevo, levin la campagna russa ecc..Ma forse era solo una mia impressione, ma si sa che le emozioni della lettura, sono molto soggettive.
mi aspettavo comunque che sembrasse fuori luogo ad altri, non a me.
ciao grazie
castello so che va con 2 l scusate errore di battitura
Bellissima segnalazione e recensione...lo leggerò...prima o poi... :)) Pia
grazie pia, mi interesserebbe sapere come percepirai il messaggio di questo romanzo.
un abbraccio paola
In risposta ad un precedente commento
gracy
08 Luglio, 2013
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Scusa paola! Mi era sfuggita la tua risposta!
Si..adesso mi è chiaro il tuo sentire...io ho amato Levin e la sua campagna russa, in effetti Henrik ha un poco di affinità...pochissimo ma ho capito cosa intendi.
ok già sapevo che avevamo amato entrambe quelle pagine,
saluti paola
Mi piace la tua recensione e.. ti dirò: non ci avevo mai pensato, ma probabilmente l'accostamento ad Anna Karenina funziona. Non è tanto questione di ambientazione, ma piuttosto di quella continua lotta interiore, quel continuo anelito alla pace che caratterzzano i personaggi di Levin e di Henrik. E anche per uno stile di narrazione che attraverso gesti descritti nella loro quotidiana e innocua concretezza (Levin che miete il grano, Henirk che spiega il senso profondo della caccia, Nini che sorveglia materna e immensa su tutto) rivela abissi di passione, tormenti, e travagli di profondità inimmaginabile.
Però ci sono tanti modi di vivere una storia. Nelle Braci io non vedo tanto il senso dell'amicizia e della riconciliazione: l'amicizia, il valore dell'amicizia è il terreno in cui la storia affonda le sue radici, ma il corpo della storia mi è sembrato la rinuncia, la solitudine, la lucidità e la forza che si nascondono dietro a scelte radicali. Ogni piega dell'anima di Henrik sembra dipinta con la precisione di una natura morta fiamminga. Brilla e risalta con una forza da togliere il fiato, e da togliere la parola a Konrad, personaggio tanto affascinante da giovane quanto inconsistente da anziano. A Marai questa inconsistenza serve per rendere più drammatico il personaggio di Henrik, schiacciato dalla sua stessa forza, però nella simmetria del romanzo manca qualcosa...
In risposta ad un precedente commento
paola melegari
22 Febbraio, 2014
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mi fa molto piacere conoscerti attraverso questo commento.
ti dirò che come ripeto sempre non è proprio la mia attitudine, quella di scrivere.
leggo molto, assorbo dalle letture istintivamente, non sono ''tecnica''.
per me , o meglio quello che questo bellissimo libro mi ha dato è una profonda riflessione sull'amicizia.
la profonda delusione sul tradimento, non tanto della moglie, quanto dell'amico.
in me si è insinuata la percezione che per tutta la vita il protagonista sia in attesa, sopravvivendo, al ritorno dell'amico, forse alle sue scuse, che tutto fosse incentrato al rivedere l'amico, traditore, colui che più d'ogni altro gli avrebbe dovuto riconoscenza e soprattutto rispetto, verso L'AMICO, il vero grande sentimento della vita, che come Marai sottolinea è il sentimento più puro, nel quale non è contemplata , a differenza dell'amore, la componente sessuale.
vero, il tuo riferimento alla rinuncia, che per me fa sempre parte della delusione nei riguardi dell'amicizia.
vero pure che Konrad diventa così inconsistente da anziano, perché sa di aver deluso e soprattutto tradito.
è stato in piacere a presto, spero, ciao
paola
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