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che forza di donna
Se non fosse per la Allende, molti, inclusa me, non saprebbero che a fondare Santiago del Cile, è stata una donna. Donna passionale, piena di intraprendenza, ma anche di tante virtù tipicamente femminili.
Pazienza, perseveranza e qualche volta sottomissione (almeno apparente), caratterizzano la protagonista, che saprà in assenza del suo compagno, Pedro, prendere in mano le redini della situazione.
Spaccato della vita del tempo, questo racconto, frutto come spesso accade, di ricerche documentate,
ci rende l'idea pienamente delle difficoltà che incontrarono i coloni spagnoli nell'occupare l'attuale Cile. Sarà pur vero che chi rimaneva nel proprio paese, non aveva certo possibilità di affermarsi. Le nuove conquiste aprivano altri orizzonti ovviamente a discapito degli indigeni locali, che come sappiamo sono stati decimati, e certamente i metodi degli spagnoli, non erano più civili dei loro.
Quando si leggono di nuove conquiste, sono sempre i conquistatori a farlo, per vantarsi.
Ma chi ha subito l'abuso di essere privato della propria terra e delle proprie risorse, in genere non lo racconta. Facevano bene gli indigeni ad esporre le teste dei malcapitati spagnoli. Per me si, era un loro diritto difendere i loro villaggi, le proprie donne e i propri figli.
Bella la storia di Inès Suarez, tristre il modo in cui sono scomparse le popolazioni indigene. La legge dell'arraffa arraffa, ha avuto la meglio , come sempre.
Chissà, forse indios e spagnoli avrebbero potuto convivere e insegnarsi a vicenda il meglio delle loro culture. Utopia? Mancanza di volontà? Forse il problema era che non erano cattolici?....................
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grazie valentina.
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