Dettagli Recensione
Mai invitare a casa Philip Roth!
Il giovane Roth (voglio immaginare che la storia sia in buona parte autobiografica) viene invitato a casa del suo scrittore preferito, un certo Lonoff (forse Malamud). La vita dello scrittore sembra noiosissima e in casa girano due donne, la moglie e una ragazza che lo scrittore Roth immagina sia Anna Frank, quella del famoso diario. Per un ebreo Anna Frank rappresenta un simbolo, è qualcosa di più di una persona, e Roth inizia a sentire una certa attrazione anche fisica per la possibile Anna Frank. Roth viene invitato dallo scrittore a restare per la notte e quindi ha modo di rendersi conto degli strani equilibri che si sono instaurati in casa tra i vertici dello strano triangolo costituito da Lonoff e dalle due donne. Naturalmente il resoconto che Roth fa al lettore della sua permanenza è divertentissimo. Roth dà il meglio di sè quando descrive e spiattella la vita degli altri. E' molto più brillante di quando si sofferma a descrivere i vizi suoi privati, perchè in questo caso diventa a volte ossessivo e ripetitivo.
Ci sono nel racconto delle scene e delle litigate veramente memorabili fino all'escalation finale in cui si ha la rottura del precario equilibrio del triangolo con mega-scenata cui Roth assiste fingendo con il lettore un certo imbarazzo... ma nessuno ci casca. Si sente in ogni riga che si è divertito un mondo.
Tra l'altro mi pare che tra le righe Roth tradisca una certa simpatia divertita per la moglie dello scrittore.
Beh, la penna di Roth non ha uguali per come è affilata, povero Lonoff!
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