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Il peso della colpa
L'incipit è rocambolesco, fragoroso, allucinato, infartuale.
In poche righe accade tutto: si salvano due vite, se ne bruciano molte altre, si distrugge una coscienza, si pongono le basi per una vita di vergogna e rimpianto. In poche righe c'è così tanto che il libro potrebbe anche concludersi qui.
Lambert guida distratto la sua Citroen con una sola mano, la sinistra, chè la destra (e tutta la sua attenzione) è affaccendata fra le cosce di Edmonde, la sua segretaria-amante.
Nell’altro senso arriva un torpedone carico di bambini: l’autista, disperato, suona più volte il clacson per richiamare l’attenzione di quell’uomo che occupa il centro della strada. Edmonde vede tutto e reagisce stringendo le cosce e imprigionando la mano che la accarezza. Uno stridore di freni, una sbandata e l’autobus finisce contro un muro e prende fuoco.
Ma questo accade alle spalle dei due amanti, la Citroen è riuscita a passare indenne e la tragedia si svolge nello specchietto retrovisore, alle spalle, nel passato.
Lambert non pensa a chiamare i soccorsi, ma solo a costruirsi un alibi e fugge, in silenzio; nessun commento fra i due.
Con Edmonde non ne parleranno mai. Né una parola, né un’allusione, né un’occhiata fra loro, che evidenzi che condividono un segreto.
Da quel momento il racconto diventa intimista e assistiamo al disfacimento della vita di Lambert, che, assillato dal rimorso cui pure non vuole cedere, tentando ogni strada per sentirsi innocente, si scopre estraneo alla sua propria vita: l’incidente fa affiorare disagi antichi, rimossi ma non risolti.
E più si allontana dal suo mondo, più Edmonde diventa un polo di attrazione, l’unico pensiero, l’unico desiderio. Edmonde che tace, che in tutto il libro pronuncia forse quattro o cinque frasi, Edmonde che è complice, sì, ma forse non nel silenzio, non nel tacere quel che sa. Forse la sua complicità risiede in quel gesto (involontario?) di serrare le cosce, impedendo alla mano di liberarsi. Forse è in quel gesto che Lambert identifica la sua innocenza, scaricandosi di una colpa che non accetta di portare sulle sue spalle.
Bel libro, in cui, dopo il big bang iniziale, l’azione si smorza e il pensiero, il rimorso, il disagio permeano le pagine fino alla fine.
La bravura di Simenon sta nel tenere viva l’attenzione di chi legge, nonostante la mancanza di eventi, consentendo un viaggio nella profondità di un’anima che non trova più riferimenti.
[…]
Si chiedeva perché fosse scappato. Il panico si era impadronito di lui, soprattutto del suo corpo. Il suo primo pensiero, il più forte, quello a cui ogni altra cosa aveva obbedito, era stato di non vedere. Non ce l’avrebbe fatta. Proprio perché aveva ben chiara la percezione della propria colpevolezza.
Ma adesso, se voleva essere assolutamente sincero con se stesso, non era appunto la paura a farlo star male?
[…]
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Commenti
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Grazie Silvia : )
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ciao Marghe,!