Dettagli Recensione
“il legame tra gli uomini sarà sempre più sacro di
"Per alcuni scrittori la collera è lo stesso loro sguardo che si posa sul mondo o lo ritrae. I grandi scrittori satirici vedono, raffigurano e aggrediscono la realtà con gli occhi della collera, che la stravolgono, ma ne afferrano, grazie a questa deformazione, una verità abnorme "
(Claudio Magris)
Jacobson Howard di professione è un “vignettista”, che attraverso le sue caricature fa emergere le verità più segrete e torbide degli esseri umani al di là della loro serena apparenza.
Attraverso questo libro egli trasforma i suoi disegni, in parole divenendo scrittore satirico. Cambia il ruolo ma non lo scopo: quello di far emergere la verità, nuda e cruda; quello di far prendere coscienza al lettore di come quella verità sia stata nel tempo stravolta, negata, sminuita, violentata, falsificando la realtà dei fatti.
Quella stessa verità è un dovere conoscerla, afferma lo scrittore, perché la storia degli ebrei è anche la nostra storia in quanto:“durante i bombardamenti, mentre i cristiani incidevano crocefissi sui mattoni in quello stesso rifugio antiaereo i loro vicini ebrei incidevano delle stelle di Davide”.
Howard decide come tanti altri scrittori di raccontare quella realtà, ma lo fa a suo modo attraverso l’ironia e un sottile spietato cinismo. Tutto questo è possibile anche grazie alla distanza storica, che permette di guardare senza timori a quel passato che invece le generazioni precedenti avevano paura di vedere, quella "generazione di mezzo", alla quale appartengono anche i suoi genitori :
Troppo vecchi per avere voglia di conoscere i dettagli più cruenti, e non abbastanza per sapere che era loro dovere conoscerli.[…] per loro occuparsi, con troppa attenzione di quegli avvenimenti significava essere scaraventati indietro nel tempo, in un mondo al quale era fondamentale credere di essersi sottratti; significava fare i conti con ansie sopite, che nel loro piano per la sopravvivenza andavano a mettere a tacere per sempre”
Per questo :
“siamo un popolo smodato, esageratamente enfatico, e con una esasperata propensione all’eccesso. E allora? Sapete come lo chiamo io questo? Attribuire a se stessi il giusto valore. Voi ci punzecchiate e noi sanguiniamo a profusione. Voi ci appiccate il fuoco e noi bruciamo ben bene per voi. Almeno, però, non fate finta che siamo andati a inventarci le fiamme che ci consumano”