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La vita istruzioni per l'uso
Non si può non rimanere affascinati da un'opera come questa, per la complessità della struttura, per la ricchezza del lessico e per la magnifica profondità del contenuto. Lo stile scelto è semplice e lineare, ma è l'architettura che lo sostiene ad essere molto elaborata e contorta. Membro dell'OuLiPo (Ouvroir de Littérature Potentielle, ovvero "officina di letteratura potenziale"), Perec utilizza tutti i mezzi a sua disposizione per limitare e circoscrivere la propria libertà di espressione, utilizzando schemi di narrazione e vincoli che sono decisi a priori; per fare un esempio: ci sono nel romanzo quarantadue liste di dieci oggetti ciascuna, riunite in dieci gruppi di quattro elementi e due gruppi contenenti liste di "coppie". La vicenda si svolge in un condominio di dieci piani, in ognuno dei quali sono presenti dieci stanze, Perec immagina di poter togliere la facciata e di poter vedere la stanza che si affaccia sulla strada. L'idea è semplice e geniale, partendo da un elemento della vita di tutti i giorni, presente nell'esperienza di chiunque, si snoda un dedalo di storie, ramificate e intrecciate che dal milleottocentotrentatre arriva sino al millenovecentosettantacinque, più di un secolo di storia racchiuso in quelle quattro mura. Quello che si potrebbe pensare è che costretto da tali rigide regole l'essenza del romanzo ne risenta, ma non è così, come i poeti riuscivano a creare opere d'arte nonostante la metrica, così Perec riesce a generare un poetico insieme di esistenze fatte di vite normali, vite straordinarie, vite inutili. Se nella storia principale, quella di Bartlebooth, si condensa tutto il significato della Vita nella sua vacuità, nelle altre si possono scorgere elementi di ordinarietà, fatti di tanti piccoli gesti, tante piccole manie che non possono non commuovere. Così tante sono le storie raccontate e le vite passate in rassegna che diviene difficile farne una cernita, ma la chiave di lettura sta nel titolo: La vita istruzioni per l'uso. L'autore ci dà la possibilità di capire, di penetrare in quella che è la domanda che tutti si pongono: qual è il senso della vita? Quando si arriva all'ultima pagina, all'ultima lettera, per una frazione di secondo si ha l'impressione di averlo colto, di stringerlo nel pugno chiuso, quasi a proteggerlo, quasi impauriti di questo grande privilegio, ma è un attimo appunto, quando la mano si schiude non rimane niente a testimoniare quello che è stato, solo quella sensazione del risveglio dopo un sogno, la stessa frustrante impossibilità di ricordare e a niente servirà rileggere quelle pagine, proprio come la madeleine di Proust non riuscirà mai più nel miracolo della rievocazione del tempo perduto, così dovremo tenerci stretta quella sensazione, quell'unico istante in cui il senso della vita appare chiaro nella nostra mente per perdersi ancora e per sempre nei suoi meandri oscuri. Un capolavoro del novecento, che si rende indispensabile nella comprensione di un secolo così importante e così drammatico, così ricco di idee e di voglia di rompere gli schemi in tutti i settori, quasi a voler distruggere per poi ricostruire; come fu per gli altri autori anche in quest'opera la quantità di informazioni è incredibile, la cultura di Perec è enciclopedica, ma non è ostentata, va a imbibire le pagine ed è impossibile non rimanere affascinati da un sapere che sembra oltrepassare le porte dello scibile.
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Commenti
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:)
Bravissima Silvia!
Pia
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