Dettagli Recensione
Nemesi
Ogni romanzo di Philip Roth è una scoperta , c' è sempre qualcosa di nuovo, di dirompente, qualcosa per cui ti dici : - Non potrà mai fare di meglio - e invece ogni volta è una storia nuova che ti toglie il fiato. Non si capisce dove trovi la vena letteraria, deve aver scoperto una specie d' elisir di vitalità creativa quest' uomo sugli ottanta con una produzione bibliografica kilometrica alle spalle.
Nell'estate del 1944 gli Stati Uniti oltre a dover affrontare i tedeschi e i giapponesi per terra e per mare si trovano a combattere anche contro il flagello della polio. Ne verrà colpito anche il presidente Roosevelt. È in questo contesto che prende vita il personaggio principale di questo romanzo : Eugene Cantor. Bucky, per gli amici, è un ragazzo ebreo di Newark, vent'anni, atleta eccellente, un futuro come insegnante di educazione fisica. Sua madre è morta durante il parto. Suo padre è un ladro che si è dato alla macchia. Bucky è cresciuto nell'amore e ha imparato il senso del dovere dai suoi nonni materni, gli unici veri genitori che abbia mai avuto. Se non avesse avuto un problema di vista sarebbe sicuramente sotto le armi e molto probabilmente sarebbe un soldato esemplare.Quella che per molti sarebbe stata una fortuna per lui diventa una vergogna difficile da sopportare. Bucky vive costantemente con il pensiero di quello che "sarebbe potuto accadere se ..."
Se sua madre non fosse morta di parto, se suo padre non fosse stato un ladro, se il difetto agli occhi non gli avesse precluso l' arruolamento, se fosse stato più accorto, se, se, se...
Un grande romanzo in pieno stile Roth sul senso di colpa.
Bellissimo.
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