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Nietzsche e la 'Primavera di Praga'
Se siete grandi appassionati di Nietzsche ed avete voglia di mettere alla prova le impressioni, positive o meno, che la sua filosofia vi ha lasciato, allora questo è il libro cucito su misura per voi. E ci penserà già l'ossimorico titolo a mettere in crisi i filosofi meno 'ferrati'.
Kundera ha il grande merito di comporre un romanzo in cui miscela omogeneamente le componenti filosofica e storia, riuscendo a costruire una solida trama pur senza porre grandi attenzioni alle vicende vissute dai suoi personaggi;
Si parte con una riflessione sul dualismo 'leggerezza-pesantezza', con l'autore che si prodiga per sostenere esplicitamente le teorie anti-relativiste, avvicinandosi ad abbracciare la teoria nietzschiana dell'"eterno ritorno", anche se non disdegnerà affatto nel muovergli un paio di critiche.
Questa digressione lascia poi spazio al nocciolo principale dell'intero romanzo: la ricerca di un significato 'noumenico', di un vero significante, di un'essenza profonda, di un senso concreto alla vita terrena, aborrendo totalmente i concetti estemporanei (fino a quanto?) di 'coincidenza' e di 'casualità'.
E' inutile aggiungere che le conclusioni tratte dal Kundera sono tutt'altro che superficiali ed aleatorie, e questo risulta essere un altro punto a favore per giudicare positivamente questo romanzo.
Altri temi secondari, ma comunque trattati con grande puntigliosità, riguardano il contesto storico-sociale della 'Primavera di Praga', l'amore in chiave anti-romantica ed un continuo riferimento al pensiero di Nietzsche, che si risolve spesso in un giudizio positivo, ma non per questo non contradditorio.
In riferimento a quest'ultimo punto, voglio farvi notare la struttura 'circolare' del romanzo: i primi due capitoli vedono protagonisti Tereza e Tomas, mentre il terzo si dedica alle vicende amorose fra Sabina e Franz. La prima coppia ritornerà poi protagonista nei due successivi capitoli, poi il sesto vedrà presente tutto il quartetto, ed il settimo, conclusivo, vedrà nuovamente in scena Tereza e Tomas, come a voler chiudere ciclicamente un cerchio che dovrà poi ripetersi e ripetersi fino all'infinito.
Ma, a confutazione di questa ipotesi, Kunderà stesso scriverà che 'Il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. E' per questo che l'uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione'.
Quindi, mi sorge spontanea una provocazione: non è che il romanzo, sin dal titolo, vuole essere un implicito 'scimmiottamento' del pensiero del solito Nietzsche? La risposta la troverete leggendo il testo, non posso dirvi di più.
Un sentito ringraziamento alla mia cara amica Martina per avermene consigliato la lettura.
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Commenti
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Forse io sono di parte a causa del mio sconfinato amore per la filosofia, ma questo è un testo di qualità. Un pò pedante - e quale libro che tratta argomenti filosofici non lo è? -, ma di qualità.
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