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La ragazza d'inverno
(Ho fame. Ho fame. Ho fame.) Non ho fame. (Mi mangerei la mano in questo stesso momento)
(La pizza appena sfornata ha un profumo paradisiaco) No, è piena di schifezze e io già sono grassa e poi sono anche allergica. (E mangerei i muffin alla cannella, le uova strapazzate, e le tortine al melograno)
Ciao mi presento,mi chiamo Lia e sono una ragazza d’inverno. Vivo in una teca d’argento protetta da rovi e spine e niente e nessuno potrà penetrare la mia corazza di ghiaccio. La mia amica Cassie è morta,una morte orribile,e mi ha chiamato trentatré volte la notte prima di morire,sola,in un motel sperduto. Non eravamo più amiche da mesi. Cosa si aspettava? Che le rispondessi al telefono? Si, come no.
Ho un verme solitario nel mio cuore che mi divora giorno dopo giorno, mi costringe a contare le calorie di ciascun boccone di cibo che provo a portarmi alla bocca. Yogurt magro dolcificato artificialmente (60 calorie) una mela piccola e ammaccata (70).
Il cibo ha il potere di farmi diventare grassa,gonfiarmi, riempirmi di lardo giallo e perché no,anche di farmi volare come una mongolfiera. Ho bisogno di sentire le mie ossa, il mio traguardo è la taglia 43, e una volta che peserò 43 kg ne vorrò pesare 40, e poi 38,35,25,4,3,2,1,0. La ragazza zero. Zero vita,zero inesistenza,zero dolore. La ragazza d’inverno.
Mi guardo allo specchio e mi vedo orribilmente grossa; la gente dice che sono troppo magra,che dovrei mettere su qualche chilo, ma io non credo,o meglio,i miei occhi non vedono quello che vedono loro. Non vedo anche appuntite, scapole a forma di ali pronte a spiccare il volo, non noto le mie ginocchia che sono diventate più grosse delle mie gambe,né i miei gomiti più grossi delle braccia,che mi paiono tronchi,e non ramoscelli. Né trovo preoccupante il fatto che riesca a contare le mie vertebre che sembrano lisce protuberanze di ossa sulla pelle sottile come carta velina.
Vedo Cassie morta. Mi perseguita,dice che mi aspetta. Non ho le allucinazioni, i fantasmi li vedo da quando mi è morta nonna Marrigan. Sono pazza? Forse si,forse no. Forse il livello a zero del glucosio del mio cervello mi fa avere queste allucinazioni-visioni.
Ho bisogno anche di impugnare il coltello a manico d’osso appartenuto alla mia nonna materna,rubato dall’argenteria del mobile di mia madre,dottoressa Marrigan,per far uscire il dolore che ho dentro ,ma che nessuna radiografia riuscirebbe ad individuare. Il dolore è come un corvo nero che sbatte le sue ali nere sul mio cuore, devo assolutamente tagliarmi,tracciare ghirigori,linee rette sulla mia pelle.
Questa storia travolgente, il romanzo Wintergirls,è una vera rivelazione. Uno stile come non si era mai visto. Tutte le pagine riportano stralci e piccole storie frammentate nude e crude delle ragazze d’inverno,malate di anoressia,di quella malattia che come un acido corrode il cuore e la mente. La scrittrice ne ha fatto un insieme, indirizzandolo a Lia,la protagonista. Ogni pagina è un incubo di realtà, i dialoghi, i pensieri malati di Lia, le sue ossessioni,le sue visioni e tutto ciò che prova e sente è scritto con una maestria fuori dal comune,rara, per nulla scontata,assolutamente non banale.
Si è costretti a sorbirsi il veleno dell’anoressia,guardarlo da una diversa prospettiva,entrare letteralmente nella testa di una ragazza d’inverno. Questo libro è un viaggio nella sua psiche. E’ un intreccio doloroso di relazioni familiari, di fallimenti, di divorzio. Non è un libro che passa inosservato né deve passare inosservato.
Leggetelo ,ogni parola in più è superflua.
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La scrittrice si è basata sulle storie vere delle "ragazze d'inverno" e ne ha fatto un romanzo,attenendosi in modo corretto anche alle ripercussioni fisiche e le sintomatologie. =)
Comunque la cosa più importante è che sia scritto bene come dici, :-)
Mi ha fatto una certa impressione, anche se, come notato da silvia, non c'è un percorso che indichi come si è arrivati a quel punto, cosa che forse rende questo scritto un po' lontano.
Accade spesso che si giri intorno ad un argomento senza sapere come ci si arriva.
Comunque, per silvia, è un libro che merita...
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