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L'eternità è solo un attimo
Il lupo della steppa è sicuramente uno dei romanzi più affascinanti di Hermann Hesse sotto diversi punti di vista, a cominciare dalla figura del lupo a cui egli attribuisce quella parte dell’animo umano dedita all’istinto, al selvatico e a ciò che non intende seguire le regole sociali o di qualsivoglia genere.
Harry Haller, il protagonista, alter ego dell’autore come dimostrano le iniziali, è un cinquantenne che si trova in un momento cruciale della propria esistenza. Con il passare del tempo egli ha finito per isolarsi completamente dal mondo e dalla vita sociale, dimenticandosi gli usi e i costumi, ritirandosi in un vero e proprio isolamento popolato soltanto da libri e qualche sporadico incontro umano. E’ poco socievole, estraneo al mondo, ombroso e persino selvatico. La sua faccia tradisce “un’aria straniera, forse un po’ singolare e anche triste ma vigile e piena di pensiero e di tormento.” E’ cresciuto con un’educazione rigida e moralista, da piccolo appariva stregato e indomito e il comportamento punitivo dei suoi educatori ha insinuato nella sua mente l’idea di essere come una bestia da ammansire, ricoperta soltanto da una leggera e sottile crosta di umanità.
Harry vive lasciandosi guidare a volte dall’anima dell’uomo, altre da quella del lupo. Ma quando è il lupo a pensare o agire, l’essere umano è sempre pronto a giudicare e condannare e lo stesso avviene se è l’uomo a prendere il sopravvento, la bestia lo deride, mostrando quanto sia sciocca e vana qualsiasi azione umana se si pensa a quali sono i veri piaceri della vita. L’atteggiamento isolato mostra ad Henry la dura realtà della sua condizione di straniero nel suo stesso mondo: si rende conto che è come se fosse già morto, perché il mondo lo ha lasciato terribilmente in pace, e vivendo liberamente la sua vita, senza dover ascoltare i comandi o le richieste di nessuno, gli sembra che la vita umana non lo riguardi più.
“La solitudine è indipendenza, l’avevo desiderata e me l’ero conquistata in tanti anni. Era fredda ma era anche silenziosa, meravigliosamente grande e silenziosa come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri.”
Nella dimensione perduta e ombrosa della sua vita, s’inserisce una figura luminosa e a tratti persino frivola, una donna di nome Erminia, di cui s’innamorerà e sarà colei che gli aprirà nuovamente le porte della vita, mostrandogli attraverso la danza, il canto e soprattutto il gioco, quanto sia assurda l’esistenza. Harry guarirà dalla sua “malattia” comprendendo che rifiutare la vita è il più grande errore. Persino i grandi maestri della letteratura come Goethe che egli ammira e di cui invidia l’ormai riconosciuta immortalità, dopo la morte, sorridono a testimoniare che nell’eternità non esiste la serietà. Nell’eternità è il tempo a non esistere, essa è solo un attimo, quanto basta per uno scherzo. Deve imparare a ridere e a vivere la vita senza dare troppo peso ai sentimenti, ma soprattutto deve capire che è inutile subire inerme la lotta tra le sue anime, la chiave è farle convivere accettando il proprio destino, bello o brutto che sia.
L’atmosfera che avvolge l’intera vicenda del nostro protagonista oscilla continuamente tra lucidità e pazzia, tra realtà e sogno, accompagnati da un irrefrenabile umorismo che rende Harry un po’ tutti noi, uno specchio nel quale rifletterci e scoprire che in fondo la vita va presa ridendo, smettendo di chiedersi se sia meglio essere lupo o altro, basta essere se stessi.
“Lei deve ridere e imparare a vivere. Deve imparare ad ascoltare questa maledetta musica della radio della vita, deve rispettare lo spirito che vi si cela e ridere di questo strimpellio. Altro non è richiesto.”
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Grazie!
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ho letto con piacere quanto hai scritto...e che profonda e intensa l'ultima frase che hai inserito...
Mi sa che dovrei leggerlo...mi piace troppo...aggiungerò alla mia lunga lista...
Pia