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L'amante
Autobiografia sconvolgente della scrittrice francese, relativa alla propria giovinezza sfiorita precocemente.
Pensando a Marguerite Duras, visualizzo salotti parigini bohémien, ma che errore! In realtà l’immagine più consona è quella di una nazione torturata dalla guerra alla quale va aggiunto il dramma di una famiglia problematica.
Fin dalle prime pagine l’autrice si dipinge come una prostituta intellettuale che cattura l’attenzione ed il desiderio di un uomo facoltoso di etnia diversa e con parecchi anni più di lei, basando il rapporto apparentemente sul sesso e sul denaro. È davvero così?
La famiglia è bisognosa d’aiuto in tutti i sensi. Il padre è morto giovane. La madre, reduce da una tragica relazione extraconiugale, è affetta da disturbi psicologici non meglio precisati, per l’autrice si tratta di pura disperazione, il mal di vivere ed hanno un rapporto conflittuale, amore ed odio convivono. Il fratello maggiore è la pecora nera di animo cattivo ma il prediletto della madre che impone la miseria agli altri componenti del nucleo familiare per mantenerlo. Il fratello più piccolo, è il suo beniamino, il più sofferente di salute, avrà vita breve. L’adolescente invecchiata prima del tempo sogna la libertà, una vita normale e si trasferisce in Francia per coltivare la sua unica passione, la scrittura.
Con un quadro sociale del genere è difficile uscirne indenni. È stata fin troppo brava, ha seguito il suo istinto, si è sacrificata e ce l’ha fatta. Un giusto riscatto dopo tanto penare.
Mi ha coinvolto molto il rapporto tra i due amanti, così fisico, forte, di una naturale intimità da imbarazzarmi, mi sentivo una spiona ma non riuscivo proprio a staccare gli occhi da quelle scene. Si tratta di amore, il termine amante non si addice, sa di volgare e sbagliato, sono entrambi liberi e consapevoli, si completano, anche a distanza di anni la fiamma della passione resta accesa, non si esaurisce, l’attesa l’alimenta.
Il comportamento della madre fa rabbrividire, ma non è colpa sua, è chiaramente una persona da curare, il problema sono le conseguenze che ricadono sui figli, credo che parta tutto dall’infanzia, l’adulto è il risultato di ciò che ha visto, sentito e fatto nei primi anni di vita. Il difficile compito di essere genitori.
Come negli altri libri della Duras, anche in questo mi sono scontrata con il suo tipico saltellare nello spazio temporale, passa dalla prima alla terza persona, dal presente al passato, dalla Francia al Vietnam; non sempre spiega le situazioni, le da quasi per scontate o le trova insignificanti e immeritevoli di chiarimenti.
Nel complesso è una lettura ricca di analisi, riflessioni, a tratti passionale a tratti ingiusta e, trattandosi di vita vera, ha tutto il mio rispetto.
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Commenti
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prima o poi lo leggerò :-)))
Pia
@Katia: grazie. Il film non l'ho visto, devo rimediare!
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Tra l'altro " la bambina bianca" della foto e' bellissima, io adoro questa copertina.