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Commedia sociologica
Un libricino che si legge in un pomeriggio. Una commedia divertentissima, che fa ridere dall'inizio alla fine ma al contempo spinge a molteplici riflessioni su diverse tematiche di carattere sociologico.
La vicenda si ambienta in un condominio a Piazza Vittorio, un quartiere multietnico della nostra capitale, dove immigrati ed italiani convivono in modo relativamente pacifico fino a quando un losco individuo di nome Lorenzo Manfredini, detto "il gladiatore", non viene trovato ucciso.
Allora l'autore, sicuramente dotato di capacità narrative molto elevate, ci propone diverse verità: la verità di ciascun condomino che, sulla base della sua cultura e della sua educazione, nonchè di quelle norme sociali apprese più per tradizione familiare che non per volontà. Tutti credono di sapere chi sia il colpevole. Le convinzioni limitanti che imprigionano la loro mente hanno la meglio sull'effettiva ed ormai sopita capacità di pensare e di riflettere.
Ciascun personaggio è, in un certo senso, uno stereotipo. Ma l'autore riesce a farlo ergere sopra il ruolo di mera macchietta connotandolo con un'identità ben definita, precisa, estremamente delineta. In poche parole, la caricatura in questione diventa portavoce di una mentalità realmente esistente, di cui il lettore è perfettamente consapevole. Sorridere di tanta precisione, diventa inevitabile.
Così abbiamo la signora Benedetta Esposito, napoletana piena di superstizioni e convinta che l'assassino sia qualche immigrato, l'iraniano Amir Iqbal Allah che decide di chiamare il figlio Roberto, per evitargli la confusione fra il nome e il cognome di cui lui stesso è vittima, la peruviana Maria Cristina Gonzales, badante di una signora di ottant'anni e terrorizzata all'idea di perdere il lavoro.... E tanti, tanti altri nomi, altri volti che si intersecano, altre voci che si uniscono al coro. Fra di esse, ne spicca una: quella dell'olandese Van Marten.
Ebbene si: molti italiani guardano con disprezzo gli immigrati e, nel loro sguardo, c'è sempre un malcelato senso di superiorità. Ma cosa succede quando loro stessi devono essere giudicati dal figlio di quell'europa ricca ed organizzata, incapaci di comprendere le lungaggini burocratiche ed il "catenaccio" che ha distrutto il bel calcio?
Un libro consigliato per comprendere i condizionamenti culturali di cui ciascuno di noi volente o nolente si trova ad essere vittima, sia nell'esprimere un'opinione, sia nel riceverla da altri. Un romanzo che fa ridere fino alle lacrime, ma porta anche molte riflessioni. Ed insegna ad avere una mentalità più aperta.
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