Dettagli Recensione
Saluti da Firenze
Una cartolina da Firenze, proprio questo è stato il mio primo pensiero mentre leggevo questo bellissimo romanzo di Forster.
Lucy Honeychurch, una giovane donna “very british” intraprende un viaggio a Firenze con l’anziana cugina, devo dire proprio un bel po’ “zitella” soprattutto nel modo di vedere e affrontare la vita, Miss Charlotte Bartlett. Pur trovandosi in Italia alloggiano alla pensione Bertolini che di italiano ha solo il nome perché i turisti che vi soggiornano sono tutti inglesi, appesi alle pareti i ritratti della defunta regina, l’arredamento è stile inglese, …beh allora abbiamo fatto tutto il viaggio per venire in Italia e poi è come essere a Londra? Inoltre a rendere meno piacevole l’arrivo c’è che le camere a loro assegnate non hanno la vista del panorama che si aspettavano, per porre rimedio a ciò il simpatico ed estroverso Mr. Emerson, in vacanza a Firenze con il figlio George, offre di scambiare le proprie camere con quelle delle gentildonne inglesi….e così che questa camera con vista, questa finestra che si affaccia sull’Arno fa da cornice a un quadro meraviglioso, come una cartolina, che ci invita a visitare piazza della Santissima Annunziata, la basilica di Santa Croce con la sua facciata bianca e nera, ad ammirare i quadri di Giotto, Piazza della Signoria con la sua torre che agli occhi di Lucy non pareva più come una torre appoggiata a terra ma come un tesoro irraggiungibile che pulsa nel cielo tranquillo, il mare di violette sulle colline di Fiesole.
Durante il suo soggiorno Lucy impara ad apprezzare la città e le sue meraviglie ma impara anche a conoscere meglio i signori Emerson che, se pur non molto apprezzati dalla borghesia inglese a causa dei modi poco convenzionali e delle idee liberali che non esitano a esporre, riescono a conquistare il suo cuore, soprattutto il timido e allo stesso tempo passionale George. Ma la cosa più importante è che durante il suo soggiorno in Italia Lucy apre gli occhi alla vita.
A questo punto inizia un conflitto interiore per Lucy perché le sensazioni che prova per George poco si sposano con l’etichetta del perbenismo tipicamente inglese dell’epoca vittoriana e la triste realtà l’aspetta al rientro in Inghilterra dove mentendo a tutti, anche a se stessa, si crea una finta corazza che rischia di farla diventare una futura “Miss Bartlett”….ma in un angolo remoto del suo cuore c’è sempre Firenze.
“Non è possibile amarsi e separarsi. Si vorrebbe che lo fosse. Ma l'amore lo si può trasformare, ignorare, confondere, ma non estirparlo da dentro di sè.”
Ho trovato questo romanzo elegante e delicato, sono bellissime le descrizioni che Forster fa dei suoi personaggi e dei luoghi, mai ridondanti ma sempre esaurienti, sai perfettamente dove ti trovi e chi hai di fronte. Una fantastica Firenze descritta egregiamente da un inglese in cui non solo esalta il valore artistico della città ma addirittura la eleva a luogo in cui il personaggio prende coscienza di sé stesso, dove Lucy sale quello scalino che porta alla maturità di scegliere per se stessi il proprio futuro anche se in contrasto con le aspettative sociali del suo ambiente. Sicuramente Forster tramite la spontaneità di Mr. Emerson e l’istinto libero e ribelle di Lucy punta il dito contro l’ipocrisia e il finto perbenismo inglese dell’epoca che condannava l’amore nato per passione e preferiva quello combinato sulla base di interessi economici e di classi sociali, ed ecco che dalla bocca di Mr. Emerson sentiamo: “Credete che ci sia differenza tra la primavera della natura e la primavera dell’uomo? Eppure eccoci qua, a celebrare l’una e a condannare l’altra come sconveniente, e a vergognarci ad ammettere che alla base di entrambe vi siano le stesse leggi eterne”.
Un messaggio positivo che attraverso i suoi personaggi e attraverso questa Italia, rappresentata come simbolo della libertà dell’animo, ci invita ad accettare la vita e l’amore nella loro interezza e libertà.
“Sappiamo di venire dal vento e di doverci ritornare. Sappiamo che tutta la vita non è che un nodo, un garbuglio, una macchia sulla superficie liscia dell’eterno. Ma perché mai questo dovrebbe renderci infelici? Amiamoci piuttosto! Affianco dell’eterno Perché c’è anche un Sì…un Sì effimero, magari, ma pur sempre un Sì.”
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Commenti
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Bella recensione!!!
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