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l'acqua dell'autocombustione
Nel mio frivolo immaginario ho sempre associato l’aurea giapponese all’immagine dei ciliegi in fiore,alla natura ricca di simboli e di codici inconsci e segreti,alle magie inviolabili di scatole chiuse concomitanti alla forte struttura tradizionale e non chiedetemi il perché o le radici di questo mio inconcreto sperperare di associazioni banalissime.
Questa “sete d’amore” è un’arsura crudele. Etsuko ,protagonista del simbolismo di un desiderio viscerale,incontrollabile ma manipolatore, è una donna che rimane vedova di un marito assettico,arido e privo d’amore nei suoi confronti ed è forse li che comincia a sedimentare il germe che poi porterà questa frustrazione ad essere la fonte delle sue successive azioni,al bisogno represso di fisicità che si intuisce velatamente durante tutta la narrazione.
Rimasta sola viene ospitata nella casa di famiglia del marito con a capo l’anziano suocero per cui silenziosamente si prostrerà nel ruolo di amante con pigra accondiscendenza ed è qui che si apre la vita di campagna giapponese,la sua struttura,i suoi silenzi e le sue contradizioni che faranno da sottofondo al desiserio sempre più palpabile che lei proverà invece per il giovane Saburo ,il servo della casa.
Questo ragazzo completamente all’oscuro di essere l’oggetto e il soggetto scatenante di tale sentimento e la cui struttura caratteriale frivola,semplice,contadina e per certi versi percepita come totalmente neutrale sembra essere terreno ancora più fertile per l'emozioni accecanti di Etsuko
Il sentimento di gelosia mista ad un sottile alleggiare di tensione sensuale per lui,chiuderanno la protagonista in un inferno vero e proprio,in un fuoco ermafrodita fino al totale soffocamento nel congeniare qualcosa per porre fine al proprio bruciante dolore di cui lei sarà immoralmente preda e carnefice.
La tensione verso il finale è davvero coinvolgente sfiorando a tratti il noir conducendoci al colpo di scena ,ci si aspetta davvero che accada di tutto e si rimane sempre nella non chiarezza di che cosa una mente melmosa come quella di Etsuko potrà fare o non fare da un momento all’altro ..ma non aggiungo ulteriori dettagli per non rovinarvi la lettura nel caso un giorno vogliate incontrare questo racconto
La scrittura di Mishima è chiara,scorrevole riuscendo nel contempo ad assumere picchi di liricità mista a sprazzi filosofici e indagatori mentre la sua creatura nera come l’abisso si autocombustiona nel cercare sempre nuovi fermenti di angoscia e dolore
“..non provava alcun rimorso,né nasceva in lei lo strenuo spirito di rivolta con cui l’animo si rinserra per concedere spazio al rimorso:si limitava a riscoprirsi seduta ineluttabilmente sulla catena delle angosce del passato,su un immobile cumulo di putridi sentimenti.Non è forse ciò che chiamiamo colpa a insegnare nuovi languori agli esseri umani?”
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