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Un inverno piacevolissimo
È la storia di un uomo, ultimo rappresentante di una antica famiglia che ha perso la propria fortuna a causa di eventi avversi, che, grazie alla sua capacità di gioire di ciò che ha - una bella vecchia casa, una moglie che ama, due ragazzi normalmente ribelli ma sereni, un modesto lavoro di commesso in un piccolo negozio – è felice di una vita che gli altri giudicano mediocre ma che lo appaga e gli consente di svegliarsi ogni mattina col sorriso, allegro e sereno.
Dovrà però fare i conti con le esigenze di due figli adolescenti e della moglie che vorrebbe dar loro di più, che lo spingono a sviluppare ambizioni economiche e sociali che fatica a far sue.
Ma l'uomo non è uno sprovveduto, si guarda intorno e vede che le scorciatoie verso il benessere si possono presentare anche per uno come lui anche se potere e denaro si accompagnano a vizio e corruzione: vorrebbe poter far suoi i primi, evitando i secondi.
Starà a lui cogliere le occasioni e scegliere il suo futuro, sapendo bene che ogni tessera mossa modificherà il mosaico della sua vita.
Steinbeck, senza alcun motivo logico, mi dava l'idea di un autore professorale e indigesto, dalla prosa lenta e faticosa e invece mi sono immersa in una storia condotta magistralmente, in una prosa brillante e fluida e ho incontrato immagini e personaggi indimenticabili che affollano un libro bellissimo e vitale. Attualissimo nonostante gli anni.
Il titolo richiama il celebre monologo dell'Enrico III di Shakespeare:
...
ora l'inverno del nostro scontento
è reso estate gloriosa da questo sole di York,
e tutte le nuvole che incombevano minacciose
sulla nostra casa sono sepolte nel petto profondo
dell'oceano
...
e giunti alla fine del libro se ne comprende a pieno il significato.
[…]
Quando il mattino biondo oro di aprile destò Mary Hawley, ella si volse al marito e lo vide, coi mignoli in bocca le faceva le smorfie.
“Scemo” disse. “Ethan, hai trovato l’estro comico.”
“Senta, Topolina, mi vuol sposare?”
“Ti sei svegliato scemo?”
“Il buon dì si vede al mattino.”
“Mi par proprio di sì. Ricordi che è venerdì santo?”
Con voce cupa egli disse: “Gli sporchi romani passano in rango per il Calvario”.
“Non essere sacrilego.”
[…]
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Lo inserisco in lista, tra i miei prossimi acquisti.
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