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Una placida tensione
“Lo scorrere dei giorni leviga il dolore ma non lo consuma; quello che il tempo si porta via è andato, e poi si resta con un qualcosa di freddo e duro, un souvenir che non si perde mai… E qua, come un sasso che porto ovunque, c’è un pezzetto di cuore altrui che ho conservato da un vecchio viaggio”
Siamo nella flemmatica campagna a Nord di New York. John e Marion, membri esemplari della “società bene” newyorchese, hanno organizzato un week end nella loro tenuta con due vecchi amici, dove si sono ritirati a condurre un’esistenza fin troppo tranquilla. E’ passato un anno da quando il fratello di John, Tony, se n’è andato, vittima dell’Aids; l’ex compagno di lui, Lyle, è stato invitato a passare un paio di giorni dalla coppia. Porterà con sé, inaspettatamente, un ragazzo conosciuto da poco, Robert, fatto che desterà il malcelato disappunto della padrona di casa.
Quello che dovrebbe essere un placido week end di “rimpatriata” si avvia a diventare quasi un ordigno pronto ad esplodere. Tensioni sotterranee, silenzi carichi di imbarazzo e di parole non dette creeranno una elettricità quasi palpabile che percorrerà tutta la vicenda.
Cameron è maestro nel delineare in poche pagine la psicologia dei personaggi e il clima di inquietudine che a poco a poco finirà col permeare tutta la vicenda. E’ come se tutte le figure faticassero a venire a patti con la realtà, sia esterna sia intima, e non potessero pertanto comunicare in nessun modo il loro disagio, le loro emozioni, il loro sentire. La tensione si evince da mezze frasi, parole non dette, convenevoli su come servire a tavola. E su tutto aleggia il ricordo più vivo che mai di Tony, onnipresente anche se mai citato in modo esplicito, lunga ombra che avvinghia i presenti e ne determina inconsciamente il comportamento.
L’autore possiede una innata capacità di descrivere con levità e grazia contraddizioni , malintesi e ipocrisie della cosiddetta upper class americana; il romanzo scorre via piacevolmente, senza intoppi, e ci si ritrova sprofondati in quest’atmosfera carica e tesa senza quasi accorgersene.
Impagabile la scena del “taglio dell’uva”, quando Marion propone delle inconsuete e raffinatissime cesoie per l’uva a un Robert visibilmente allibito e a disagio : in poche righe sono descritti in maniera sopraffina l’imbarazzo e la tensione che si annidano dietro ai convenevoli, quando non è facile dire le cose come stanno e ci si trincera dietro banali affettazioni, perché la realtà fa troppo male o ci si è abituati fin troppo bene a dissimularla in nome del quieto vivere.
"Il week end" è uno dei primi romanzi dell’autore, ma è già caratterizzato da una scrittura limpida, asciutta ma evocativa, davvero ricco di grazia e di profondità.
Una lettura sicuramente consigliata.
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@Vale: Grazie cara! E' un autore che mi piace molto!
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