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Quando lei era buona
 
Quando lei era buona 2013-04-02 18:20:36 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    02 Aprile, 2013
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Quando lei era buona di Philip Roth

Hýbris e Nemesis, tracotanza e vendetta, sono concetti fondamentali presenti nella tragedia greca che ritroviamo in forme diverse nella letteratura moderna e contemporanea: il personaggio di Lucy nel romanzo “Quando lei era buona” di Philip Roth ne è un esempio significativo.
La vita della protagonista appare subito irrimediabilmente condizionata dalla famiglia di cui fa parte: un padre ubriacone, incostante e disorganizzato nel lavoro, una madre stolidamente sottomessa al marito prepotente, che continua ad amare oltre ogni ragionevole limite, paranoica e depressa, un nonno, incapace di mutare gli eventi, pur nella sua razionalità e concretezza, una nonna, il cui ruolo nell’ambito familiare è quasi insignificante. L’ambiente in cui Lucy vive la sua infanzia non è dunque dei più sereni, ma le consente, anzi la sprona a coltivare il sogno di frequentare il college. Cerca di conciliare il lavoro come cameriera in un bar e lo studio, proprio per riuscire nel suo intento. Le cose si complicano notevolmente nel momento in cui incontra Roy, un giovane da poco congedatosi dall’Esercito, anch’egli con dei sogni da realizzare. Lucy cede, apparentemente con una certa ritrosia, all’ insistente corteggiamento di lui e in breve scopre di essere incinta. Da questo momento il dramma assume toni sempre più foschi. Dopo numerosi e dolorosi momenti di incertezza, Lucy decide di portare a termine la gravidanza, respingendo l’idea dell’aborto propostole dal padre, il quale le appare in tutta la sua meschina e spregevole personalità. I rapporti con Roy, dopo un doveroso matrimonio, degenerano rapidamente. Lucy si aliena l’amicizia e l’affetto di chi la circonda, ma sarà proprio la rottura definitiva con il padre a scatenare il suo dramma interiore. In realtà Lucy ha il terrore di diventare come sua madre e pretende che il marito accetti e rispetti le rigide condizioni che lei gli impone adducendo spesso il pretesto della responsabilità verso il figlio.
Il rigore di Lucy, la sua intransigenza trasformano il suo orgoglio in tracotanza: di conseguenza il sentimento di empatia del lettore per il personaggio si muta in dispatia. Ecco dunque che Lucy diviene il simbolo del concetto di hýbris, che vede le originali qualità positive dell’uomo degenerare in esasperazioni eccessive che spesso determinano punizioni divine o umane.
Lucy è un personaggio moderno e umano pur nei suoi tragici errori: la società borghese, ipocrita e conformista in cui cresce e vive, la condiziona al punto da renderla vittima delle proprie scelte.

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Commenti

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Brava Anna Maria, dettagliata la tua recensione...ottimo lo spunto riflessivo finale...la vita è una ruota, le cose cambiano...ma forse, a mio avviso, tutto è sempre ancorato alle esperienze dei primi anni di vita... quasi sempre tutto viene generato da quei momenti...fondamentali ...
Pia
Sì, sono assolutamente d'accordo, Pia. L'infanzia è determinante in ciascun individuo e condiziona il resto della vita!
Bella la tua analisi ...sbaglio o Lucy è un pò come lo Svedese? :DD
Sinceramente, Gracy, non saprei risponderti....Immagino tu ti riferisca alla Pastorale Americana che non ho letto. Mi piacerebbe leggerlo, ma sono talmente tanti quelli che vorrei leggere che non so se ci riuscirò mai....Ciao e grazie
In risposta ad un precedente commento
gracy
03 Aprile, 2013
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Si Annamaria, mi riferisco a Pastorale americana...è da leggere!! Vedi di inserirlo nelle prossime letture...merita :)
Ok! Terrò presente!!!
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