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Ragazzo da parete
 
Ragazzo da parete 2013-04-01 22:32:53 Domitilla Ganci
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Domitilla Ganci Opinione inserita da Domitilla Ganci    02 Aprile, 2013
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Una travagliata adolescenza

E' un libro molto particolare. Ti ci accosti nella convinzione di incontrare un romanzo di formazione e il titolo accattivante e un po' retorico te lo fa subito pensare: sbagliato!
Fin dall'inizio, l'entusiasmo si smorza. Ogni pagina è attraversata da una tristezza strisciante e limacciosa e la caratterizzazione dei personaggi, non ritratti nella dinamicità di un magico periodo dell' esistenza, in cui tutto è ancora possibile, ma ingessati e statici nel loro modo di presentarsi, raffredda subito l'interesse del lettore che prosegue per dovere e per la curiosità suscitata, a questo punto, dal cercare di capire come si sia potuto tirar fuori una sceneggiatura per un film di successo, da tale deludente racconto.
Il romanzo è in forma epistolare e incontriamo il protagonista Charlie, quattordicenne americano anni novanta, che scrive ad un ignoto amico, il quale non conosce (e non deve conoscere) l'identità del mittente delle lettere. La vita di Charlie non sembra per niente invitante, anche perchè ha da subito a che fare con il suicidio di un suo amico e con altri episodi inquietanti, di una quotidianità non proprio ordinaria. Quello che colpisce è che Charlie registra ogni fatto e racconta al suo inconsapevole amico di penna quanto gli accade giorno per giorno, con distacco e freddezza, quasi non parlasse di cose personali e intime che lo riguardano così da vicino . Manca il cuore! Manca la convinzione granitica di ogni adolescente nella risoluzione di ogni conflitto, nel superamento di ogni ostacolo! Manca la fiducia incosciente e determinata in un radioso futuro, che anche l'adolescente più pessimista segretamente coltiva! Manca anche la rabbia incontenibile, che un giovane può provare a quell'età per le ingiustizie della vita e che è tanto più violenta e assoluta quanto più si è immaturi e inesperti della vita! Charlie appare, al contrario, come un tranquillo pensionato che lancia le briciole ai piccioni nel parco, raccontando ad un passante la sua storia con tiepida tranquillità! Ma insomma, i colori sgargianti dell'alba della vita dove sono?!
A questo punto l'autore si sente obbligato ad inserire nel percorso l'immancabile professore-guida, Bill (citazione scontatissima e insopportabile dell' "Attimo fuggente"), con tutto il suo bagaglio di libri-guida- per- la vita, che ho davvero sopportato male.
Ho faticato a seguire questo giovane ragazzo nel suo percorso attraverso gli imprevisti di questa vita di provincia americana. Per un lettore italiano, inoltre, l'identificazione con questo adolescente d'oltreoceano è abbastanza difficile, soprattutto per la diversità abissale dei college americani da uno qualsiasi dei nostri licei e per la vita completamente diversa e difficile da decifrare che vi si svolge, con i suoi riti, i suoi luoghi e le sue figure di riferimento.
Verso Charlie nasce comunque, immediata, una certa diffidenza. Non si riesce a fare il tifo per lui: la sua figura lascia interdetti e al massimo si prova, per questo ragazzo, una certa pena. Si finisce con l'osservarne le vicende in un modo abbastanza distaccato, come se si muovesse in uno strano acquario, nel quale i sentimenti dei personaggi sono rappresentati, ma non coinvolgono. Tutto accade in un'atmosfera sospesa e vischiosa, in cui viene spontaneo immaginare questi ragazzi nel loro futuro già scritto, di adulti sofferenti, irrisolti, che si porteranno dietro, faticosamente, un passato appesantito da vicende gravi e irreparabili (una gravidanza interrotta, la violenza nei rapporti d'amore, l'omosessualità nascosta e condannata).
Le frasi tipiche dell'adolescenza, che scaturiscono da esperienze, tutto sommato banali, ma che ad ognuno di noi sono sembrate, ovviamente uniche e irripetibili e che oggi, da adulti, ci fanno tenerezza e ci appaiono anche un po' comiche nella loro roboante assolutezza, risultano quasi posticce e fuori luogo, disseminate nel testo tanto per portare il lettore sul terreno desiderato, con l'unico risultato di farlo sentire "imbrogliato"!
Mi dispiace, ma l'autore non mi ha convinto. Ho percepito subito la mano pesante di un adulto che scrive di adolescenza, non con l'incanto del ragazzo che si affaccia alla vita e per cui anche le vicende più tragiche trovano spiegazione in quel girotondo di colori, sensazioni, sentimenti esasperati e assoluti che quell'età porta con sè, ma con il disincanto di un uomo che forse, di quell'età, ha davvero dimenticato tutto ...

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