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La Parata di Pasqua
Perché Yates non sembra provare un minimo di pietà per i suoi personaggi?
E' probabile che non ne avesse neanche per se stesso, perpetuamente assetato di alcol, sistematicamente preso a pugni da una vita difficile, fondamentalmente solo.
C'è molto di lui in una delle due sorelle protagoniste del romanzo, mentre Pookie, la loro scomoda madre, ricorda in modo imbarazzante la sua.
The Easter Parade, tradizionale Parata di Pasqua newyorkese, resterà il punto più alto dell'esistenza di Sarah e Tony, giovane coppia che verrà immortalata alla sfilata in una foto del New York Times. L'immagine di perfetta felicità, incorniciata e appesa al muro per anni, somiglierà sempre meno ad una realtà fatta di violenza, umiliazioni e fallimenti - ammesso che abbia mai rappresentato qualcosa di vero.
Sarah, cocca di papà da bambina, poi madre e moglie “felice”, nasconderà sempre dietro un sorriso fatuo e cristallizzato l'inferno domestico che finirà per distruggerla: “E' un matrimonio. Se vuoi restare sposata, impara a sopportare le cose”.
Emily, la sorellina un po' inadeguata, la “povera” Emily, passerà da un uomo all'altro nel suo incolmabile bisogno d'amore, ostentando una sicurezza e un'indipendenza che non ha. Nessuna delle sue relazioni si rivelerà quella giusta: fin dall'inizio, in ognuna di esse si intravede l'inesorabile fine, il vizio di forma con cui prima o poi occorrerà fare i conti.
E i conti non torneranno mai per le sorelle Grimes, zavorrate fin dall'infanzia da una madre ottusa e volgare, rivali nel contendersi l'affetto del padre - altro formidabile perdente.
Chiave di volta del romanzo è la sostanziale incomunicabilità tra i personaggi, chiusi nel loro egoismo, aggrappati a brandelli di felicità, gelosi persino delle loro stesse sofferenze.
Ancora una volta Yates sa dove colpire per fare più male possibile: il sapore aspro della sconfitta si avverte in ogni frase, in ogni singolo aggettivo, buttato là come per caso a smascherare spietatamente ogni illusione.
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Commenti
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Ciao Cristina, buona Pasquetta :-)
@Cub: il titolo è perfetto, credimi :-)
E' probabile che non ne avesse neanche per se stesso, perpetuamente assetato di alcol, sistematicamente preso a pugni da una vita difficile, fondamentalmente solo."
E' proprio questa riflessione introduttiva che rende, profondamente, obiettiva tutta la recensione.
Bravissima Cristina!
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