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..DAI GROSSI POLSI PENDEVANO PEZZI DI CARNE CRUDA.
il perché e il come si venga affascinati da un libro piuttosto che da un altro rimarrà sempre un mistero,come tra gli esseri umani. Certe storie alla fine non sono nulla di nuovo eppure,si sa,dipende tutto dalla sorgente che le fa trapelare,trasudare,trasalire e quindi “tra..” le pagine che si avvicinavano alla conclusione di questa storia facevo una pausa per non divorarlo subito. Ci sono autori che si vorrebbero accantonare ma non per una questione di noia o difficoltà ma per non doverli accomiatare cosi rapidamente
Easter Parade è scritto da uno di loro,tale Richard Yates e quel che racconta non è solo la storia di due sorelle,della loro famiglia e del loro percorso vestito del realismo Americano,è un magma caldo,vischioso che si muove sotto pelle,denso e che bisbiglia al sangue per fare breccia nello stomaco e poi salire ai bulbi oculari e scioglierli afferrando nuovi lucidi contorni.
I suoi personaggi,come in Revolutionary Road,sono personaggi che covano,il loro magma memorizza,scandisce,conserva senza ricordare il ricordabile e quello che non sanno di aver riposto lo senti ciondolare fra la possibilità di diventare elio per palloncini o un braccio pieno di accidia che farà piazza pulita della tavola ben apparecchiata.
Sarah ed Emily,due sorelle un passato comune ed un evolversi di due personalità fragili in maniera non subito parallela ma speculare.Forse Emily é davvero il personaggio chiave con il rifiuto della cecità che rende unico e speciale Yates,a costo di far male,io ho adorato Emily è lei che mi attrae,che mi commuove e lei che rinnega il vuoto,la superficialità,la solitudine fuggendo al prezzo di un profondo senso di inettitudine e del riciclo di altrettanto isolamento,ed è ancora lei che guarda i volti,i gesti scovando le smorfie distratte ma più rilevatrici del nulla che è dietro all’angolo.Eppure in tutto questo non trova soluzione,approdo o quiete,sarà poi lo stesso barlume di gettare l’ancora nel porto della serenità che darà ancora più dolore nel fallimento.
Sarah invece è la rappresentazione della vacuità,della middle class e della sua facciata dormiente,sembra a tratti,la salvezza per una buona serena esistenza con la partecipazione ai valori che inavvertitamente nel tempo si impongono nella società a costo di perdere la vera essenza della felicità.
Diciamo che non è un libro ovviamente da happy ending ma non si avverte mai la pesantezza del buio,della nullità,questo malessere cosciente e incosciente è composto di frammenti che volteggiano ,come parti di un soffione,nell’alito della commozione concedendoti la verità di desiderare il sole sapendo perfettamente che non potrai mai sentirne il calore mentre sorseggi un milkshake in questa Pasqua piovosa.
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@Valeg: troppo gentile,io mi sento dislessica hihi... grazie
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