Dettagli Recensione
Complesso ma veramente bello
La Cina, una massa brulicante di individui per noi quasi indistinguibili.
Fino a noi arrivava poco della letteratura contemporanea cinese: era come se non ci fossero storie degne di essere raccontate perché nell'appiattimento voluto dal regime ogni vita assomigliava a tutte le altre vite.
Questo libro strapremiato (a ragione) introduce invece una serie di personaggi indimenticabili, vissuti a cavallo del periodo dell’invasione giapponese, indimenticabili ma comuni: calzolai, contadini, banditi, operai. Si muovono e agiscono all’interno di usi e costumi, credenze e abitudini che per noi sono quasi incomprensibili: passioni estreme, odi brucianti e fatali, violenza senza controllo. Ma nel leggere non ci si perde, si riesce ad immedesimarsi e gioire e soffrire con i personaggi nonostante l’enorme differenza di cultura e filosofia di vita.
La storia si svolge nell’arco di tre generazioni: la voce narrante è quella del più giovane, che racconta la storia del nonno, il famoso bandito Yu, della bellissima nonna Fenglian e del loro figlio, suo padre.
Lo svolgimento non è legato alla linearità del tempo e degli eventi che si susseguono: con estrema leggerezza e immensa bravura l’autore sa passare dalle azioni del presente ai ricordi del passato senza perdere nitidezza nelle immagini e senza confondere il lettore, che segue senza inciampi l'azione e i ricordi che si susseguono paragrafo dopo paragrafo, costruendo un presente motivato dal passato, così come in effetti è la vita.
Le parole si susseguono sulla carta così come fluttuano, si compongono, si annodano e si snodano i pensieri nella nostra mente.
Così l’invasione dei giapponesi con le loro stupefacenti macchine di morte, la lotta fra comunisti e nazionalisti che non riescono a trovare accordo fra loro neppure di fronte al nemico comune e la storia intima dei personaggi, talvolta romantica e delicata talaltra violenta fino alla brutalità, si avvicendano nei ricordi e nei racconti, creando un insieme inestricabile e affascinante.
In un crescendo parossistico di violenza, per il predominio sul territorio, gli uomini combattono con gli uomini, i cani con i cani e si assiste perfino a una stupefacente guerra dei cani contro gli uomini. Laddove i cani imparano dagli uomini le sottigliezze della tattica e della strategia, mettendo in forse la vita del villaggio. Un pezzo di bravura straordinario.
E il sorgo rosso? Beh, il sorgo rosso è tutto intorno, richiamato dall’autore quasi in ogni pagina perché fonte di sostentamento, di ricchezza, rifugio e nascondiglio, talamo nuziale, luogo di riposo eterno, arma di difesa, spettatore muto di vicende romantiche e tragiche.
Il sorgo rosso, rosso come il sangue versato che esso assorbe senza discriminare se cinese o giapponese, comunista o nazionalista.
Nella prefazione leggevo che questo bellissimo libro viene paragonato a “Cento anni di solitudine” di Marquez. Io non trovo affinità né nel linguaggio, né nel modo di affrontare e giudicare gli eventi e di vivere i sentimenti. Due grandi opere, ma totalmente diverse.
Non dico che sia una lettura facile, ma è senz’altro un libro che rimane vivo nel ricordo; lo consiglio a chi ha il tempo e la voglia di affrontare una lettura da assaporare a piccoli morsi.
Ah, dimenticavo: Nobel per la letteratura 2012.
[…]
A volte il mondo sputa fuori l’odore del sangue umano.
…….
In un certo senso, l’eroismo è qualcosa di innato, è un fluido latente che venendo a contatto con fattori esterni si trasforma in atti eroici.
………
Un uomo trasportò un secchio d’acqua e lo gettò sulle fiamme. Quel getto d’acqua sembrò un lucente rotolo di seta bianca, che bruciava arricciandosi. Gli uomini continuavano a versare acqua sul fuoco, i getti d’acqua apparivano ora simili ad archi, ora a linee che si intersecavano in un’immagine di estrema bellezza.
……..
A mio padre sembrava che la povere rossa del sorgo e l’odore del suo vino avessero colmato lo spazio tra cielo e terra. Si sdraiò sull’argine, in quell’attimo il cuore gli saltò in gola. In seguito capì che ogni attesa giunge prima o poi a termine e che i risultati sono spesso normali, casuali, naturali.
[…]
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Commenti
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Amo gli autori orintali della prima meta' del '900, con i contemporanei faccio fatica e questo libro massiccio mi impaurisce non poco...Ma, vedremo, bella rece!
Come suggerivo nella rece: tempo, calma e nessuna fretta sono le armi per arrivare alla fine del grosso tomo che comunque è diviso in cinque libri e volendo puoi prenderti una pausa fra uno e l'altro. io in realtà non ci sono riuscita: una volta dentro sei dentro e l'alternanza fra violenza e passione, fra politica e rapporti umani, fra uomini e animali, ti trascina avanti. Sono certa che ti piacerà.
Capisco che sia stato accostato a cent'anni di solitudine, soprattutto per i profumi, per la vivacità delle immagini, più crudele il capolavoro cinese, più magico quello colombiano, ma la matrice è comune, il modo di approfondire le tematiche.
Non vedo l'ora di finirlo, ma credo che lo farò presto è come una calamita, una volta iniziato non c'è modo di staccarsese, ci credo che abbia vinto il Nobel.
Chissà come è bello in lingua originale!!
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lo voglio assolutamente leggere !!!!!