Dettagli Recensione
Non siamo buoni
Leggendo le varie recensioni a “Come diventare buoni” presenti su questo sito, mi accorgo che il vero messaggio contenuto nel romanzo non è stato colto completamente dai lettori, e questo è un peccato.
La crisi di coppia descritta nel libro è sicuramente uno dei motivi portanti, ma strettamente legato a quella che da Hornby viene presentata come una problematica sociale. Abbiamo infatti un giornalista inviperito definito “l’uomo più incazzato di Holloway” e, dall’altro lato, una moglie medico intenta ad auto-celebrarsi.
Curare pustole nell’ano di un pensionato, tuttavia, può garantire alla persona dei “punti bontà”?
In che modo può essere sconvolta la vita della solerte dottoressa nel momento in cui suo marito, per salvare il matrimonio, decide di diventare buono, ma buono sul serio?
Contro il buonismo e l’ipocrisia di una società intrisa di frasi fatte, abbiamo un uomo che da un giorno all’altro decide di regalare i giocattoli dei figli ai bambini poveri, promuove nel quartiere l’adozione di giovani disadattati, porta il pranzo di Natale ai barboni nelle strade.
E sua moglie è costretta a guardare in faccia la realtà: non è sufficiente svolgere una professione socialmente utile per potersi definire una persona per bene. La vera generosità richiede altri principi ed altre caratteristiche, che non possono nascondersi dietro una facciata, dietro una maschera o un ruolo sociali.
L’amore per il prossimo è qualcosa di innato, non si compra al supermercato e può diventare sconvolgente se non trova – intorno a sé – il terreno fertile per poter attecchire nel cuore delle persone.
Questo è ciò che Hornby ci vuole dire: state attenti, non siete buoni, ma non è mai troppo tardi per poterlo diventare.
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Commenti
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Io ho spiegato per quale ragione ho ritenuto che il senso del libro non fosse stato colto....
E finalmente una che non snobba il povero Hornby!
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