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Sul tetto del mondo
Per la maggior parte di noi l’idea di vedere il caro corpo di un congiunto defunto fatto a pezzi e sulle note dei sermoni di preghiera dato in pasto agli avvoltoi , sembrera’ senz’altro un atto barbaro, mostruoso.
Ma talmente tante e differenti sono le tradizioni dei popoli, che prima di gridare all’orrore, bisognerebbe almeno provare a capire. Non possiamo farlo qui, dobbiamo percorrere migliaia di chilometri e giungere infine lassu’, sul tetto del mondo, tra le valli e le montagne del Tibet, silenzio e spiritualita’ che intridono ogni particella d’aria. Dove acqua , cielo e terra sono elementi della vita e della morte stessa. Dove in sintonia con la natura, l’uomo lascia la Terra seguendo la strada celeste, per divenire aria attraverso il becco appuntito degli uccelli sacri.
Xinran Xue in questo romanzo racconta un episodio che negli anni Sessanta sconvolse la Cina, quando il cadavere di un giovane medico cinese in servizio in Tibet durante il conflitto venne dato in pasto ai rapaci secondo un antico rito.
L’autrice, giornalista, nel 1994 per un caso fortuito incontro’ Shu Wen, moglie di quel medico morto in Tibet tanti anni prima , la quale rilascio’ un’intervista da cui nacque questo libro, dove si narra la coraggiosa storia di Wen che dopo solo cento giorni di matrimonio e anni ad aspettare il ritorno dello sposo partito volontario, decise con la forza dell’amore e della disperazione di raggiungere il Tibet per ritrovarlo.
Molto bella la trama , sia per quanto riguarda la storia d’amore tra Wen e lo sposo Kejun, sia per quanto riguarda la caratterizzazione di altri personaggi . Interessante e ben descritto l’ambiente tibetano che avremo modo di seguire sulle orme di una piccola comunita’ nomade ed autosufficiente, esplorando spazi aperti meravigliosi e tradizioni arcaiche e affascinanti.
Una nota di demerito all’autrice, per due motivi : uno la penna e’ elementare, piatta, per nulla emozionante e priva di personalita’ benche’ la trama sia molto forte e appassionante.
Ben piu’ grave - io capisco il nazionalismo, capisco pure che Xinran sia cinese ed in certi regimi sia meglio assecondare il sistema piuttosto che essere censurati, pero’ pero’ pero’…- e’ la totale mancanza di buonsenso storico. Dal suo scritto pare infatti che l’invasione del Tibet da parte dei cinesi non fosse altro che un’azione di pace di un gruppetto di missionari in assetto di guerra , che volevano semplicemente portare nuove conoscenze al popolo tibetano ed i morti ammazzati in questo testo sono solo cinesi… Mi sembra le cose siano in realta’ andate ben diversamente.
Quindi bella la storia, interessante la localizzazione e la panoramica sulle tradizioni lassu’, sul tetto del mondo ma con molte riserve sulla scrittrice, da parte mia.
Buona lettura.
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:-)
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