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L’esplosione silenziosa
“Succede a tutti che una grande angoscia non si dissolva mai, sparisca soltanto dietro le quinte per ricomparire più tardi, per nulla incrinata nel suo potere”?
Splendido , doloroso, toccante questo romanzo di Pascal Mercier. Le pagine scorrono via leggere mentre una morsa preme il petto e non vuole andarsene dai nostri pensieri.
La prosa elegante e rifinita dell’autore ho il dono di non risultare mai fredda, al contrario: ci consegna una visione nitida e struggente di un lento discendere nella follia.
Esplosione silenziosa: così Martjn Van Vliet definisce la tragedia che ha colpito sua figlia.
Quando la piccola Lea ha soltanto otto anni viene a mancare sua madre. Il padre, Martin, scienziato di fama, uomo scanzonato e apparentemente forte, quasi sfrontato, subisce un doppio lutto : da una parte la perdita della moglie, dall’altra l’affievolirsi della luce negli occhi di sua figlia, che di giorno in giorno sembra spegnersi alla vita. Un dolore più lento e insidioso, questo, ma non meno corrosivo. E’ per questa ragione che un giorno, quando Lea sembra, d’improvviso, illuminarsi e riaversi al sentire il violino di un’artista di strada , Martin è ben felice di assecondare e di coltivare la nuova passione della figlia. Più volte, nel corso del romanzo, rammenterà quel momento come l’inizio della fine.
A volte il confine fra passione ed ossessione è molto labile, e non è facile distinguerlo; persino il troppo amore di un padre può fare danno, offuscandone il raziocinio. La fragile personalità di Lea si aggrappa sempre più allo studio del violino, con tutte le sue forze, quasi fosse una linfa vitale: in pochi anni il suo esercitarsi instancabile la porterà a eccellere, a diventare una musicista famosa e prestigiosa, ma anche a isolarsi dal padre, dagli affetti , e infine dalla realtà.
Non è sempre facile, nella mente umana, mettere paletti, delimitare con una linea netta giusto e sbagliato, sano e morboso, specie quando i confini sono labili, e qualcosa che ci aveva dato speranza sembra non essere più così salvifico, ma non ci si vuole arrendere, ci sembra di non poter tornare indietro. E’ difficile arginare qualcosa che ci ha traghettato lontano dal dolore, almeno in apparenza, almeno per un po’, anche quando si percepisce che è stato solo un miraggio, e forse un nuovo e più grande vuoto ci aspetta al varco. E’ difficile per i figli, lo è forse ancor più per i genitori; Martijn non si accorge, o forse non riesce a percepire il tenue confine che sua figlia sta per valicare, quello fra la realtà e la “ cattedrale di suoni” che Lea si è costruita come mondo parallelo, rifugio sicuro per sé e pochi eletti. Arriverà anche Martijn sul ciglio di quel burrone, in un vortice inarrestabile che travolgerà anche lui, pure uomo scaltro, razionale, lucido.
Una scrittura che fa male , mostrandoci i nostri fantasmi , le nostre fughe e i nostri vacui rifugi per quello che sono; un libro struggente, elegiaco e bellissimo, un profondo scavare nei recessi più profondi e più bui dell’animo umano.
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Commenti
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hai sempre la capacità di entrare nel contenuto del libro e farlo vivere anche a coloro che non l'hanno letto!
@Gracy : sì, l'ho letto, ed è un altro libro meraviglioso! Se ti capita dimmi che ne pensi!:)
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Pia